Ai microfoni del Corriere dello Sport ha rilasciato un’interessante intervista il centrocampista azzurro, Jorginho. Il giocatore ha espresso più di un desiderio per il futuro, tra cui quello di vestire la maglia della Nazionale italiana: “Finora non ho potuto scegliere perché non ho avuto richieste. Ma la maglia azzurra è nettamente in cima alle mie preferenze. Non avrei dubbi: accetterei subito una chiamata da Coverciano”.
NAPOLI – Il brasiliano parla così della sua avventura all’ombra del Vesuvio: “Non faccio pronostici, anche se posso garantire che noi calciatori faremo di tutto per portare la nostra squadra in alto dove merita di essere. Ma il prossimo sarà un campionato molto difficile. Benitez? È un uomo per bene, educato, non perde mai il controllo, sono qualità da ammirare e poi Napoli è bella, è molto…brasiliana. Sapevo già prima che questa era la sua caratteristica, mi è piaciuta subito. Non sono rimasto deluso”.
IDOLI – Tra i principali ispiratori di Joringo appare Pirlo: “Quello che sta facendo è difficile da raggiungere per qualsiasi calciatore. Sicuramente si tratta di un esempio importante per tutti i giovani e io ho voglia di imparare tanto da lui. Il mio idolo? Da bambino era Kakà, una vera icona in Brasile. Ho provato a giocare in quella posizione, ma non mi sono trovato. Il mio posto è davanti alla difesa, come regista, non ho dubbi. Per questo mi sono ispirato a Pirlo, il miglior interprete in questo ruolo. Il suo segreto? È difficile vederlo sbagliare. Le situazioni di gioco complicate lui le fa diventare semplici… È impressionante la capacità di giocare la palla senza mai perderla, senza mai sbagliare un passaggio. Tutte queste caratteristiche l’hanno fatto diventare un grande campione”.
RUOLO – Jorginho parla poi della sua posizione in campo: “Cambiare non è semplice. Nella linea a tre ho dato il meglio di me, ma lavorando ed ascoltando tutti è possibile migliorare e fare bene. Nella linea a due bisogna attaccare ma anche difendere. E non è detto che al tuo fianco ci sia sempre un giocatore di rottura. Infatti, non è stato così quando nel Napoli ho giocato spesso con Inler, ma ce la siamo sempre cavata bene. Bisogna saper far funzionare la testa sempre, ragionare, prevedere le mosse dell’avversario, giocando d’anticipo. Non è semplice, ma m’impegno sempre al massimo. Ho provato anche a giocare da trequartista, ma non mi trovavo bene. Il mio posto è davanti alla difesa. Mi sto allenando anche sulle punizioni”.
S.U.
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