Con il quarto trionfo teutonico della storia, si chiude una rassegna ricca di gol, spettacolo e momenti da raccontare. Senza avere la benché minima pretesa di esaustività, proviamo a ricordare insieme il meglio e il peggio di quello che è stato definito un po’ da tutti “Il Mondiale dei Mondiali”. Allora… si parte:
1 – Il dramma verdeoro Quasi 200 milioni di abitanti “all in one rythm”. Un Paese intero, il Brasile, che chissà quante volte avrà sognato di alzare quella benedetta coppa davanti al proprio pubblico. Purtroppo per loro sono arrivati all’appuntamento decisivo con una squadra non all’altezza. Ringraziassero il Cristo Redentor per averli portati almeno in semifinale; anche se, a bocce ferme, se lo sarebbero risparmiato “com muito gosto”.
2 – Draculàrez Luisito Suárez ha dimostrato ancora una volta di essere un talento tanto cristallino quanto emotivamente fragile. Il Barcellona ci ha appena investito la bellezza di 81 milioni per acquisirne il cartellino. Contenti loro…
3 – Il crepuscolo degli dèi La Spagna che ha vinto tutto, la Spagna del “tiqui-taca”, la Spagna di don Andrés e Xavi è ormai non più che un lontano ricordo. Siamo alla fine di un ciclo che chissà quando e se ripeterà se stesso.
4 – Piccoli Maradona ch’escono Messi non è né sarà mai Diego, anche se adesso è facile scaraventargli la croce addosso. Tutto sommato il buon Leo ha disputato un Mondiale discreto, facendo veramente cilecca in una sola occasione; purtroppo per lui la più importante.
5 – Azzurro scolorito La sconfitta contro la Costa Rica e la conseguente uscita dal gruppo gettano una luce nefasta sull’intero movimento calcistico italiano. Non ci si aspettava molto, dalla spedizione di Prandelli, ma onestamente così è un po’ troppo.
6 – L’orgoglio ellenico Lontani anni luce dalle luci della ribalta, Karagounis e soci hanno compiuto un altro piccolo miracolo sportivo, dimostrando un attaccamento alla maglia e un coraggio a dir poco commoventi.
7 – L’organizzazione e il tifo Alla vigilia eravamo tutti preoccupatissimi che qualcosa sarebbe andato storto, e invece i brasiliani ci hanno smentiti in pieno: stadi accoglienti, sempre gremiti e un’atmosfera sugli spalti paradisiaca. Un manifesto ideologico di come lo sport più praticato al mondo potrebbe e dovrebbe essere anche quello più bello.
8 – Gli olandesi volanti e il meraviglioso Cile di Sampaoli Se esiste un Dio del calcio (a parte il “diez” quello vero), prima o poi toccherà anche a loro afferrare la Coppa. Per il momento devono accontentarsi dell’ennesima volata persa al fotofinish. Quanto a “La Roja”, be’, la traversa di Pinilla grida ancora vendetta, perché una squadra del genere avrebbe meritato almeno la chance di giocarsela con una pari grado. E il Brasile, questo Brasile, non lo era affatto.
9 – James Rodríguez Impossibile sbagliarsi: oltre ai già conclamati Müller, Robben, Thiago Silva, Messi e compagnia cantante, da oggi il firmamento pallonaro si arricchisce di una nuova stella luminosissima.
10 – “Die unglaubliche Mannschaft” La Storia, quella con la “s” maiuscola, insegna che i tedeschi sono forse l’unico popolo al mondo a saper trasformare una tragedia in un’opportunità di riscatto. La tragedia sportiva fu la sconfitta per mano italica nel Mondiale di casa. Quell’altra, quella vera, non c’è nemmeno bisogno di ricordarla. La Germania di capitan Lahm è la prova vivente che progettualità, programmazione e convinzione portano sempre in alto; a volte, come in questo caso, addirittura in cima al mondo.
Fuori concorso – Il fondoschiena di Shakira “Unglaublich” pure quello.
di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)