PRESS-À-PORTER – Generazioni di fenomeni

 

 

Ci siamo. Si parte oggi con la prima semifinale tra Germania e Brasile, si bissa domani in quel di San Paolo con l’epico scontro fra tulipani e gauchos. Per quanto riguarda il monopolio africano, l’ascesa degli Stati Uniti che domineranno presto pure il mondo pallonaro (oltre a quello che dominano già) se ne riparla un’altra volta, magari. Al momento sono quattro fra le formazioni più blasonate e nobili a giocarsi il titolo dei titoli; insieme hanno collezionato la bellezza di 10 trofei (Brasile 5; Germania 3; Argentina 2) con 21 finalissime giocate (Brasile 7; Germania 7; Argentina 4; Olanda 3). Come a dire che, nonostante tutto, lo scettro del comando è ancora loro, e che non hanno neppure la benché minima intenzione di passare la mano, per giunta. “Final Destination?”, è l’ambiguo articolo di Sporting Life dedicato al Brasile. “Obiettivo finale” oppure “Ultima fermata”, si potrebbe tradurre. Eh già, perché senza i portentosi Neymar e Thiago Silva, i verdeoro sono aggrappati alla classe e all’immenso carisma di David Luiz, a una nazione intera che li spingerà verso un trionfo che sarebbe addirittura epico e alle spalle possenti ma assai poco affidabili di quello che L’Équipe definisce senza mezzi termini “le pire attaquant de l’histoire du Brésil” (leggasi Fred, ndr). Dall’altra parte una Germania che meriterebbe di raccogliere quanto seminato in questo ultimo quadriennio e che, almeno sulla carta, dei “Canarinhos” dovrebbe e potrebbe fare un sol boccone. Una generazione assolutamente fenomenale, quella teutonica, con in testa i vari Müller, Özil, Hummels, Neuer, Lahm, Schweinsteiger, così come fenomeni – sebbene un po’ più attempati – sono sicuramente Robben, Kuyt e Sneijder tra le file Orange e fenomeni con la “f” maiuscola sono pure Messi, Higuaín e Di María tra quelle albicelesti. Tutti decisi a vincere, ma solo uno alla fine potrà trionfar.

 

di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)

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