“Offense sells tickets, but defense wins championships” (“L’attacco vende i biglietti, ma è la difesa a vincere i campionati”). Così almeno la vedeva il celeberrimo coach di football Paul William Bryant, detto “bear”. Football americano, s’intende, ma a giudicare dai primi due quarti di Brasile 2014 sembra che la faccenda possa riferirsi anche all’altro football, quello che si gioca su un rettangolo verde 110×75 e il cui unico scopo è buttarla dentro una volta in più degli avversari di turno. O meglio, ribaltando la questione, raccoglierla dalla retina una volta in meno. Due partite risolte da protagonisti inattesi, gente che dovrebbe difendere a spada tratta la propria porta e che invece decide tutt’a un tratto d’improvvisarsi goleador nell’area opposta. Hummels, Silva e Luiz sono le firme prestigiose che si danno appuntamento per una semifinale da sogno, rinnovando l’epica sfida tra Germania e Brasile che non più di dodici anni or sono sancì l’atto conclusivo del Mondiale ahinoi tristemente famoso per le performance dell’ineffabile Moreno. Francia e Colombia non hanno affatto demeritato, sia chiaro, però per sopravvivere a certe sfide non bastano freschezza, gioventù, classe indiscutibile e una massiccia dose d’entusiasmo; ci vogliono un po’ di fortuna, l’atmosfera giusta e i fuoriclasse con la “f” maiuscola, quelli che con una giocata estemporanea sono in grado di spezzare praticamente da soli il sottile equilibrio di una grande sfida. Insomma ci vogliono i Thiago, i David, i Mats… e che Mats!