Ore 21:30 di domenica 29 giugno 2014.
Un caldo soffocante che ci invita a gran voce: «Jesce, va’ a piglià nu poco d’aria; ccà dinto se more!».
Ma comme, ci sta Costa Rica-Grecia, non me la perderei per niente al mondiale, guarda. Nell’arsura di Recife – teatro del capitombolo azzurro proprio contro “los Ticos” – si sfidano nell’ottavo meno nobile le cenerentole della competizione, due nani travestiti da giganti che, così come fece Davide, hanno collezionato già tre scalpi eccellenti: Italia e Inghilterra i centroamericani, Costa d’Avorio gli europei.
Sulla carta due “signor Nessuno” del calcio internazionale, ma se lo fate incazzare pure Nessuno ci sa fare; chiedere lumi a Polifemo (a proposito di giganti), ad esempio. D’altronde ormai le differenze pallonare si vanno assottigliando sempre più, e pure Paesi che fino a poco tempo fa facevamo persino fatica a collocare sulla cartina geografica mostrano in campo doti “técnico-tattiche” a dir poco insospettate.
Eh sì, perché mentre noi dormiamo questi qua studiano, osservano, analizzano e ricopiano. Ormai per vincere a sto gioco non bastano la Storia, la tradizione, la scuola, il pedigree; ci vogliono investimenti, programmazione, senso d’appartenenza e soprattutto i Paesi Bassi (“los cojones”, “los huevos”, chiamateli come volete).
Lo diceva pure De Andrè, fra l’altro: “vuole scoprir se è vero quanto si dice intorno ai nani, che siano i più forniti della virtù meno apparente, fra tutte le virtù la più indecente”.
E, ahinoi, che la leggenda sia vera l’abbiamo appena scoperto sulle nostre pall… ehm, sulla nostra pelle.
Di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)