Ricostruire. I giornali e le tv abusano di questo verbo dopo la figuraccia Mondiale dell’Italia. Non hanno torto, ovviamente. Ma non c’era bisogno di aspettare i campionati del mondo in Brasile per capire il livello del calcio nostrano. Basta stare un po’ attenti e confrontare una partita della Serie A con una qualsiasi di qualsiasi altro campionato europeo. La ricostruzione doveva iniziare già qualche anno fa, quando il gap con Premier, Liga e Bundesliga era ancora colmabile. Le distanze, oggi come oggi, sono siderali. E per far si che Juve, Roma o Napoli possano vincere una Champions League devono succedere un bel po’ di cose. Forse troppe.
Inutile girarci intorno. Per ripartire c’è bisogno di puntare sui giovani dei rispettivi vivai, preferibilmente italiani. Oltre alla questione Giuseppe Rossi, il nostro ormai ex ct, Cesare Prandelli, non aveva così tante alternative. E questo non è di certo colpa sua. Le sue colpe sono ben altre, ma glissiamo. Sia chiaro: non è vero che non “produciamo” più buoni calciatori. No. Ce ne sono eccome, ma vengono gestiti in maniera abietta. Molti di loro sono costretti a subire un nonnismo logorante prima di poter fare qualche presenza (Mazzarri style), altri vengono utilizzati per risparmiare qualche spicciolo nell’acquisto dello straniero di turno (magari anche scarso). Poi ci sono quelli che sono già pronti per il grande salto, ma che durano poco in Serie A perché finiti nel mirino dei grandi club esteri (Verratti e Immobile, per esempio). Ecco, per ricostruire bisogna evitare tutto ciò. Ci possiamo tranquillamente sbizzarrire per costruire un’Italia futuribile e constatare con mano quanto buon materiale abbiamo a disposizione. E allora proviamoci:
PORTIERI – Di Gigi Buffon ce n’è solo uno. Ma per questo ruolo possiamo stare tranquilli. Salvatore Sirigu (‘87) è nel pieno della sua carriera, e la vittoria contro l’Inghilterra è anche merito suo. Di grande affidabilità anche Mattia Perin (‘92), autore di un campionato straordinario con il Genoa. Altro grande protagonista è stato Simone Scuffet (‘96), estremo difensore dell’Udinese esploso nella seconda parte di stagione. Da tener d’occhio anche Nicola Leali (‘93), in forza allo Spezia dalla Juventus, Andrea Consigli (‘87), cardine dell’Atalanta di Colantuono da tempo, Francesco Bardi (‘92), che ha fatto ciò che poteva a Livorno, Eugenio Lamanna (‘89), meno conosciuto degli altri ma di grande qualità e Vincenzo Fiorillo (‘90) della Sampdoria.
DIFENSORI – Di Nesta, Cannavaro e Maldini, con ogni probabilità, non ne nasceranno più. Ma non c’è da allarmarsi. Merita un’altra occasione, dopo una stagione a toni bassi, Angelo Ogbonna (‘88): con la maglia del Torino ha fatto vedere tante belle cose. La difesa a tre di Antonio Conte non lo ha aiutato. Aggiungiamoci anche un suo coetaneo, Andrea Ranocchia (‘88), artefice di una stagione altalenante perché poco avvezzo allo schieramento a tre in difesa. Sarà un caso? Al fianco di questi due “veterani” possiamo aggiungerci Luca Caldirola (‘91), ceduto l’anno scorso dall’Inter al Werder Brema dopo un grande campionato europeo under-21. E poi altri giovanissimi: Alessio Romagnoli (‘95) della Roma, utilizzato spesso e volentieri da Garcia sia da centrale che da terzino sinistro, Daniele Rugani (‘94), in prestito dalla Juventus all’Empoli e protagonista della promozione nella massima serie del club toscano, Alberto Masi (‘92), che viene da un’ottima stagione alla Ternana, Matteo Bianchetti (‘93), in prestito allo Spezia dal Verona, Simone Benedetti (‘92) e Lorenzo Tonelli (‘90).
Capitolo terzini: De Sciglio (‘92) e Darmian (‘89) sono il futuro, ma per la corsia di destra, a cui vanno aggiunti anche Giulio Donati (‘90) del Bayer Leverkusen e Stefano Sabelli (‘93) di proprietà della Roma in prestito al Bari. A sinistra l’esperienza di Domenico Criscito (‘86), accompagnato da Nicola Murru (‘94) del Cagliari, Davide Santon (‘91) del Newcastle (riportartelo a casa!) e Cristiano Biraghi (‘92).
di Pasquale La Ragione (Twitter: @pasqlaragione)
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