La madre di Ciro: “E’ morto con il sorriso. Nessun odio per De Santis”

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Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, non ha perso tempo e ha rilasciato un’intervista riportata dalle colonne de Il Mattino. Ecco le sue parole: “Tante volte ho detto a Ciro e agli altri miei due figli: andiamocene da Scampia, lasciamo Napoli, andiamo a vivere in un’altra città. Ma mi ha sempre risposto di non avere nessuna intenzione di abbandonare il campo. Lui, la sua città l’aveva nel cuore. Spero che l’autolavaggio che abbiamo aperto con fatica e sudore vada avanti: per l’amore che Ciro aveva per Scampia, per quella parte onesta del quartiere che vuole continuare a vivere onestamente.

 

GLI ULTIMI GIORNI – Era molto sofferente e i medici lo hanno sedato. Ma quando è morto aveva un sorriso bellissimo. Ciro era un sole quando sorrideva. E sorrideva spesso, fino a quando non ha cominciato a peggiorare sorrideva a tutti e a tutti faceva un cenno con la mano. Tutti gli volevano bene anche al Gemelli. Ci sono stati anche momenti in cui ha pianto di depressione ma, io, il papà e la fidanzata lo abbiamo incoraggiato a vivere. Così si era ripreso”.

LA FOTO DI DE SANTIS – ”All’inizio non capiva nemmeno quello che succedeva, poi ha cominciato a ricordare. Quando ha raccontato che gli avevano sparato io gli ho mostrato la foto di De Santis e lui mi ha detto ‘Questo è quel chiattone di m… che mi ha sparato’. E ogni tanto si chiedeva: ‘Ma perché hanno sparato a uno scemo come me?’. Quello che è successo per me è incomprensibile. So solo che il mio eroe ci ha rimesso la vita per difendere i più deboli. Quando ha sentito le urla delle donne e dei bambini chiusi nel bus attaccato da quel gruppo di sconosciuti è intervenuto per difenderli. Ma non credeva di incontrate la morte”.

IL NAPOLI NEL CUORE – “Aveva detto alla fidanzata: seguirò la squadra anche sulla sedia a rotelle”.

L’APPELLO – Non riesco a odiare nessuno. Provo rabbia, dolore ma non odio. E ancora oggi non riesco a pensare nulla di per quella persona. Chiedo solo giustizia. Giustizia, non vendetta. L’appello lanciato dalla mia famiglia? Lo ripeto: nessuno può compiere gesti di violenza nel nome di Ciro e della sua famiglia. Il frutto delle mie viscere non era violento”.

GENNY A’ CAROGNA – “L’ho conosciuto. La sera che Ciro è stato ferito è rimasto con tanti altri tifosi con noi al pronto soccorso e si è comportato in maniera rispettosa. E anche allo stadio non mi sembra che abbia fatto nulla di male. Sarebbe stato terribile se ci fossero stati altri incidenti”.

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