SHOWTIME – Tutti gli uomini sono eguali, ma alcuni sono più eguali degli altri

victor victoria

“Batta” un click chi ancora ritiene che i tedeschi non abbiano senso dell’umorismo. Questo non è altro che uno stantio stereotipo, facilmente smentibile grazie a una pellicola del ’33, Viktor und Victoria. Come al solito però gli americani, ben 50 anni dopo, decidono di farne un remake a stelle e strisce, Victor Victoria, inserendo nel cast una splendida Julie Andrews e un ottimo James Garner. Così, un Oscar e 32 anni dopo, nessuno si ricorda di quei burloni germanici.

Il film di Blake Edwards racconta il mondo omosessuale da un punto di vista del tutto insolito, ovvero quello di una donna, che finge d’essere un uomo che finge d’essere una donna. Se non siete riusciti a capirci molto la cosa è perfettamente normale, dal momento che è lo stesso effetto che tale situazione ha su quasi tutti i personaggi di questa storia.

Victoria, splendido soprano, è costretta a fingersi uomo pur di poter continuare a fare il lavoro che adora ma che non le permette ormai da molto di guadagnare un singolo dollaro. Diventa così il conte polacco Victor, che sale ogni sera sul palco fingendosi una donna e facendo sfoggio di una voce angelica. Tutti lo/la adorano, perfino il gangster King Marshall, che ha dubbi sulla sua sessualità e infine, ancora indeciso su quali organi riproduttivi il conte nasconda dietro i suoi abiti di scena, si scopre infatuato. Se di notte però i due si ritrovano avvinghiati come uomo e donna, alla luce del sole sono due omosessuali perdutamente innamorati. Cosa scandalosa a quanto pare.

Fin troppo facile il parallelo con il bigotto e omofobo mondo calcistico, dove non frequentare veline, showgirl (stagionate o fresche di stagione) e concorrenti del GF è un motivo valido per far sorgere sospetti sulla propria eterosessualità (cosa decisamente malvista all’interno di uno spogliatoio). Se per poter cantare la Andrews ha dovuto vestire gli abiti di Victor, al contrario un calciatore che non voglia problemi con i propri compagni, fare carriera e magari non ritrovarsi in uno spogliatoio dove tutti han saldati i propri boxer addosso, dovrà fare costantemente attenzione a non svestirli. Uomini veri fino al triplice fischio, perché diciamocelo, la strana e distorta lente calcistica mostrerebbe un calciatore gay come un uomo che ha rinnegato il proprio io, in poche parole una Victoria.

Certo microfoni e telecamere hanno il potere di far cambiare mentalità a chiunque, e così pubblicamente il calcio sarebbe pronto ad accogliere a braccia aperte chiunque. Peccato però che l’errore sia alla base, ovvero richiedere chiarezza a ogni omosessuale si nasconda dietro una casacca di un club, un po’ come se i gusti sessuali facessero parte della scheda tecnica di un atleta. Tira bene di destro e sinistro e ha un debole per i tipi alti e mori. Peccato inoltre che quei pochi che si sono sentiti di dover esternare le proprie preferenze, soprattutto nella speranza di far vivere la stessa condizione in maniera più serena a colleghi più giovani, l’abbiano fatto tassativamente al termine della propria carriera.

L’ultimo a farlo è stato Hitzlsperger, ex serie A, tra le altre squadre, che in Italia avrebbe dovuto scontrarsi con menti eccelse quali quelle di Cassano e Di Natale. Il primo quasi rabbrividisce all’ipotesi di calciatori gay in Nazionale, dichiarando: “Sono problemi loro, ma spero non ce ne siano”. Il secondo invece, replicando alle parole di Prandeli, che aveva parlato dell’omofobia come di una forma di razzismo, sostenendo che chiunque dovrebbe essere libero di vivere i propri sentimenti, dichiarò: “Pensiamo a come potrebbero reagire i tifosi”.

Di certo soluzioni a questo triste stato di cose non ne troverete, ma, tornando alla splendida e saggia Julie, pare decisamente calzante una sua battuta: Il suo problema mr. Marshall è che lei si preoccupa degli stereotipi. Io credo sia semplice. Lei è un tipo di uomo e io un altro”. “E che tipo siete voi”, risponde Marshall, “Uno che non deve dimostrarlo, a me o a nessun’altro”.

Di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

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