Benvenuti in Paradiso, finalmente. Abbiamo lasciato le fiamme dell’Inferno per il nostro salvifico giro nel Purgatorio, ora è il momento di salutare gli angeli azzurri, quelli che quest’anno hanno condotto il Napoli ad una stagione importante sotto tanti punti di vista, con una Coppa Italia, un terzo posto da record e un cammino europeo dignitosissimo. Beati noi, beati loro. Per questo viaggio così impegnativo ci vorrebbe una donna splendida e angelica. Ci starebbe bene la biondissima Mezzaroma, ma Siena è lontana. E poi di questi tempi meglio non parlare di Roma, né intera né a metà.
RICCARDO IL SAGGIO
Scegliamo quindi un altro “saggio”, uno che quest’anno ha meritato una beatificazione per eventi anche pregressi. Da martire a santo, Riccardo Bigon è l’emblema della lungimiranza. Cinque anni a cedere bene gli invendibili, benissimo i vendibili, e a comprare uomini buoni per “temporeggiare” in vista del decollo, pur con diversi errori. Da qui le perplessità sul suo lavoro. Capro espiatorio per tanti affari sballati, quest’anno però è stato quello della consacrazione: splendido in uscita (l’affaire Cavani è un capolavoro, per non parlare del “miracolo” Donadel), per una volta infallibile anche in entrata. Non è un caso se praticamente tutti o quasi i nuovi acquisti si trovano nei pressi dell’Empireo.
SI SALE CON PEPE
Ad aprirci la porta dell’alto dei cieli c’è Pepe Reina. Un po’ fuori e un po’ dentro. Non tanto per il rendimento, che è stato un salto di qualità sotto ogni punto di vista, quanto per qualche battuta a vuoto sia in campo che fuori. Passino le due-tre papere nei momenti clou; ciò che non convince è quel tira e molla sulla possibile riconferma che a un certo punto è diventato paradossale, fra dichiarazioni d’amore e “vorrei ma non posso”. E’ abbastanza per inserirlo fra i buoni e non fra i buonissimi, anche perché sarà difficile rivederlo da queste parti, con buona pace di chi ci aveva sperato. E’ comunque lui ad aprirci la porta verso i primi cerchi, inaugurati da un trittico d’eccezione.
INVERNO DI FUOCO
Ci accolgono due giovanissimi, Faouzi Ghoulam e Jorginho. Classe ’91 entrambi, due innesti di un calciomercato Napoli di gennaio che si è rivelato oltre qualsiasi aspettativa. L’algerino è un terzino sopraffino, ottimo dall’altra parte del campo ma ancora perfettibile nella fase difensiva. Sei mesi di buon livello, la sensazione è che può venirne fuori davvero un bel prospetto. Idem per l’italo-brasiliano, che zitto zitto ha portato un ordine e una geometria mai visti prima nel centrocampo azzurro. Perfino lo spaesato Inler ha preso a giocare meglio da quando è arrivato lui, anche se in molti non se ne sono accorti. Già, perché la sua caratteristica principale è proprio questa: smista il traffico come se fosse tutto normale, senza mai essere appariscente. Pagato poco per la metà, l’esborso non sarà eccessivo neanche per il resto del cartellino. Da un brasiliano ad un altro, giusto un gradino più su c’è Henrique. Un arrivo tra lo scetticismo generale, fra chi aspettava Skrtel e chi Vermaelen. Ma pian piano il signor Buss si è ritagliato il suo spazio, senza mai deludere da centrale e da mediano e addirittura sorprendendo da terzino destro. Una primavera extra-lusso, che gli valgono l’inattesa convocazione al Mondiale. E la riconferma in una squadra dove il prossimo anno sarà un jolly preziosissimo.
ALBI-CELESTE
Saliamo ancora più su e troviamo un duo argentino di tutto rispetto. E’ decollato nel vero senso della parola Federico Fernandez, passato in pochi mesi da scarto mazzarriano ad insostituibile di Rafa. Entrato nell’undici in punta di piedi, Fefè ha preso pian piano per mano la difesa anche grazie al “tirocinio” al fianco di Albiol (che troviamo al suo fianco anche qui, ormai sono inseparabili), arrivando spesso ad essere anche più efficace del blasonato spagnolo. E sono sempre meno quelli che non lo ritengono all’altezza del Napoli (fra cui Aronica, tu quoque); in società ha convinto tutti, al punto che non si parla più di centrali di esperienza e si è invece preso Koulibaly, uno che a quanto pare il “master” dovrà farlo proprio all’ombra dell’argentino, protagonista atteso al Mondiale. Così come il suo connazionale Gonzalo Higuaìn, per cui non bastano le parole. Ventiquattro gol sono tanti ma non tantissimi, in compenso c’è tutto un campionario di assist da strabuzzare gli occhi. Ci voleva uno così per dimenticare in fretta Cavani. E vedrete la prossima stagione…
ALI D’ANGELO
Non si poteva che chiudere con le vere sorprese di questa fantastica annata. Più su di tutti ci sono senza dubbio Dries Mertens e Josè Callejòn. Due ali in senso stretto, anche perché come vola con loro il Napoli non ha mai volato. Dello spagnolo si è parlato fino alla nausea di quanto abbia stupito perfino Benìtez, che non poteva credere davvero alla sua previsione quando disse “può fare anche 20 gol“. Li ha fatti, e ormai lo sappiamo bene, ma si rischia di dimenticare la fattura di alcuni di questi, oltre al tanto lavoro sporco fatto per la squadra e agli immancabili assist. Ma provate a girare un po’ per Napoli e a chiedere chi è il vero idolo di questa stagione. Molti vi risponderanno Mertens, il folletto belga che è partito in sordina ma si è pian piano preso la scena. Con quel #14 sulle spalle che in Olanda pesa quanto la #10 qui da noi, lo sgusciante Dries ha dispensato giocate strabilianti e una concretezza inaspettata, mettendo a segno 13 reti totali ma soprattutto deliziando la platea ogni volta che il pallone arrivava sui suoi piedi. Un genietto finora abbastanza incompreso, che ora invece sembra ormai pronto a prendersi la scena. In vista del Mondiale in arrivo punterei qualcosina sul Belgio, ma soprattutto su di lui.
E così, con “l’unto dal Signore” Mertens si chiude questo lungo ed emozionante viaggio. Perdonate gli accostamenti arditi fra calcio e religione, abbiamo giocato sul filo del simbolismo fino alla fine, con paragoni proponibili solo in un sito che parla di calcio. E sempre sul filo della metafora, lasciamo il percorso incompleto. Siamo arrivati in alto, ma non ancora abbastanza. Manca ancora qualcosina per raggiungere l’Empireo, un qualcosina che – chissà – magari arriverà il prossimo anno. Parlarne sarebbe difficile, oltre che irrispettoso. L’Amor che move il sole e l’altre stelle.
Adesso però basta, perché a forza di parlare di Amore sono diventato stucchevole. Potevo lasciarvi con Benvenuti in Paradiso di Venditti, ma avrei trovato molti di voi in coma. Paradise dei Coldplay? Troppo scontata. Ho scelto un pezzo più movimentato e tutt’altro che smielato, così ci diamo una bella svegliata. Era il 1997 e io impazzivo per i Green Day, quelli di Dookie (1994), quando non erano ancora una boyband. Welcome to Paradise.
LA CANZONE – Green Day – “Welcome to Paradise”
Di AntonioPapa (Twitter @antoniopapapapa – DaiCalcio @papalepapale)