Nel mezzo del cammin di nostra vita… Ok, spero di campare qualcosa più di sessant’anni, ma oggi mi sento lo stesso un po’ Dante. L’altra notte ho fatto un sogno: avevo vinto il Fantacalcio – anzi, il Phantacalcio – mi ero messo a dieta ed ero finito chissà come all’Inferno, dove c’era anche qualche calciatore del Napoli.
Poi mi sono svegliato ed era tutto vero, tranne ovviamente la cosa dell’Inferno. Ma la storiella mi ha ispirato e allora mi sono divertito a pensare come sarebbe una Divina Commedia in salsa azzurra. Inferno, Purgatorio, Paradiso. Un viaggio allegorico attraverso le tre facce della rosa partenopea, pur tenendo ampiamente conto del fatto che una stagione del genere ribalta il concetto dantesco, vista la presenza di meno dannati e più beati, o aspiranti tali. Ma il giochino è carino, pur forzando un po’ la mano è un peccato non cedere alla tentazione. E pazienza se poi quest’esercizio in punta di blasfemia mi costerà qualche mese di Purgatorio in più. Proviamoci.
Non scandalizzatevi se il traghettatore di questo “dannato” viaggio sarà Rafa Benìtez. Nessuna colpa, anzi. Il buon Rafa rappresenta la saggezza per antonomasia, quella classica, ricca di lucidi insegnamenti. Ottimo allenatore, uomo straordinario, Benìtez è forse l’unico vero fuoriclasse che il calciomercato Napoli abbia mai portato in panchina, anche più dei suoi calciatori. Il simbolo della limpida ragione, proprio come Virgilio.
E’ lui a condurmi in questo viaggio, che come quello del Poeta inizia dal Limbo. Qui troviamo i “battezzati poco”, troppo poco per essere giudicati. Giovanissimi come Radosevic e Lasicki, lungodegenti meritevoli come Rafael e Mesto, riservissime come Doblas e Colombo.
E’ comunque indicativo come ognuno di loro abbia almeno una presenza in campionato: altro che il turnover scientifico con 14 uomini. Ma lì parliamo di un’opera minore, non è neppure il caso di citarla in questa nostra. Saltiamo Minosse ed entriamo nel vivo del gioco.
Inizia il viaggio tra le fiamme della dannazione, e anche in questo caso è curioso vedere quanti alfieri della vecchia gestione ci siano, a testimoniare l’entità della Rafa Revolution.
Impossibile non iniziare con i dannati per eccellenza, gli epurati di gennaio: Pablo e Paolo, Armero e Cannavaro; il capitano, che sconta soprattutto il mancato adattamento al nuovo modulo ed il vortice di polemiche (altrui) scaturite prima dalle sue esclusioni e poi dal suo addio.
Professionista ineccepibile, gran signore, il buon Paolino non ha detto una parola, a differenza del suo “fedele” entourage, che nel sogno è possibile scorgere fra le fiamme mentre si lamenta anche per conto terzi.
A proposito di difensori, sono indubbiamente loro quelli che hanno sofferto di più la nuova gestione. Bocciatissimo Britos, da incomprensibile titolare a riserva (finalmente) sul piede di partenza; bocciato anche Réveillère, appesantito e mai davvero all’altezza della situazione.
Punito da un ideale contrappasso (niente Mondiale) troviamo anche Camilo Zuniga, la cui tiritera fra rinnovo e infortuni misteriosi non ha convinto nessuno, tanto meno il suo allenatore. Probabile che lo vedremo presto lontano da Napoli, possibile anche che la cessione in realtà ci sia stata un attimo dopo la firma. Non lo sapremo mai!
Con lui altri due “dannati” di quest’anno, Behrami e Pandev. Lo svizzero, ormai separato in casa da mesi, non è proprio riuscito a legare con il progetto tattico, anche a causa di infortuni e di qualche problema personale. Peccato, uno come lui non si lascia andare a cuor leggero.
Lievemente diverso il discorso di Goran, impiegato molto di più e talvolta anche in modo risolutivo, ma mai realmente coinvolto nella storia. Troppo attaccante per fare il trequartista, troppo trequartista per fare la punta: le sue caratteristiche l’hanno reso un ibrido di difficile collocazione, ad un passo dall’addio anche a gennaio. Qualche panchina in più, muso lungo e possibile cambio di casacca quest’estate. Diversamente, fosse solo per il rendimento, non sarebbe qui. Ecco perché lo piazziamo idealmente sull’uscio, a fare il “buttafuori” dell’ultimo girone infernale, a dividersi il lavoro con l’usciere del Purgatorio: Christian Maggio.
Musica d’annata e dannata, per i nostri “peccatori” (si scherza, eh). Siamo nel 2005, il Napoli stava appena rinascendo dalle ceneri e i Darkness lanciavano “One way ticket to hell and back“. Una bella scarica di adrenalina. E statemi su, che domani arriva il Purgatorio!
LA CANZONE – The Darkness – “One way ticket to hell and back”
Di AntonioPapa (Twitter @antoniopapapapa)
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