di Vincenzo Matino (seguimi anche su Twitter)
Ormai ci siamo, tra meno di un mese ci sarà l’esordio dell’Italia al Mondiale brasiliano. Sul centro tecnico di Coverciano non aleggia però una bella aria. A tenere banco in questi giorni è l’ormai famigerato, più che celebre, codice etico di Cesare Prandelli. Il tecnico cullava forse l’idea di imbarcare per il Brasile solo tanti piccoli boyscout, calciatori integerrimi in campo e fuori, in grado di distinguersi per forma e contenuti dai pericolosi “vandali” delle altre selezioni.
La meritocrazia morale alla base di una scelta tecnica, un’idea che ci può anche stare volendo, ma a patto che sia uguale per tutti, non come la legge. Invece è successo che il paese dove ognuno si sente allenatore, per giunta più bravo di quelli che calcano i palcoscenici più importanti, si è diviso in due per il caso Chiellini. Il buon Giorgio, mastino della Juventus, ha rifilato nell’ultima giornata di campionato una bella gomitata a Pjanic della Roma. Cose che in campo succedono e che potrebbero passare, non inosservate ci mancherebbe (la prova tv ha condannato il difensore a 3 giornate di squalifica), ma non quando il commissario tecnico della Nazionale si spaccia per Babbo Natale, dicendo di convocare per il Mondiale solo chi ha fatto il bravo.
Prandelli è stato chiaro, il gesto per lui non era violento. E così sulla lista, non dei regali, ma dei partenti per il Brasile ci è finito comunque Chiellini. Non ce ne vorrà il Mister, ma è come se la sua realtà venisse proiettata e deviata attraverso un prisma, come quello leggendario dei Pink Floyd sulla copertina di “The Dark Side Of The Moon”.Il problema è che invece della psichedelia, della buona musica e dei mille colori, dal prisma sembrano uscire solo il bianco e il nero. Ne è un esempio il caso di Giaccherini, il boyscout di Prandelli per eccellenza, che purtroppo da quando è andato a giocare in Inghilterra l’azzurro della Nazionale se lo sogna.
E allora non ce ne voglia Prandelli, ma a pensar male in questo paese ci vuole poco. Si potrà dire che Osvaldo è riuscito a perdere la maglia azzurra anche tornando a giocare in Italia, ma andando a guardare il numero di reti di quest’ultimo non deve essere stata troppo difficile la scelta. Tutta questa storia è stata condita poi dall’esclusione di Criscito, escluso prima dagli Europei proprio per il codice etico e costretto a restare a casa questa volta perchè secondo il c.t. “non è mica Cabrini”. Un’uscita sicuramente poco felice da parte di un uno che per l’esterno dello Zenit si è ormai trasformato da Babbo Natale a Befana, con tanto di carbone.
Non sarebbe meglio allora evitare qualsiasi tipo di polemica lasciando da parte questo codice etico? In fondo si tratta di giocare a calcio, non di portare a casa la pagella con il voto in condotta migliore. Allora ben venga Chiellini e gli altri “vandali” che rendono questo gioco ancora il più bello del mondo. E poi…vi immaginate se questo codex moralistico fosse sempre stato applicato ai mondiali? Niente George Best, Maradona, Cantona, Breitner, Nobby Stiles e altri, gente che con la testa o con i calci ha reso epiche certe partite.
Che si schieri sempre la formazione migliore, buoni o cattivi che differenza fa? Perchè l’unica certezza, ricollegandoci ai Pink Floyd, è che alla fine del Mondiale credo che proprio nessun italiano voglia dover intonare la malinconica “Wish you were here” guardando la premiazione del torneo.
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