«Non ho fatto niente, ricordo di esser scappato via. Perché mi vogliono arrestare?». Ha paura, Ciro. Torna a ricordare quegli istanti terribili: l’aggressione, la fuga, i colpi di pistola, il sangue, la corsa verso l’ospedale. Alla madre che gli sta a fianco dice poche parole, confuse. Ciro Esposito, il tifoso napoletano ferito da un colpo di pistola nel prepartita della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, torna a respirare senza l’ausilio dei macchinari. È ancora frastornato dai sedativi, parla a fatica, ma dal suo letto della terapia intensiva al policlinico Gemelli, inizia a ricordare quei minuti in cui dieci giorni fa, in viale Tor di Quinto, si è scatenata la guerriglia sfociata in pistolettate, col ferimento di tre supporter azzurri e l’arresto di un ex ultrà della Roma, Daniele De Santis, accusato di tentato omicidio. Ricordi confusi, come tasselli di un mosaico tutto da riordinare, che lo fanno scoppiare in lacrime quando tornano a balenare nella sua mente. «Zio, aiutami, mi vogliono portar via! Perché mi vogliono arrestare?» ha chiesto ad Eduardo, il fratello della madre che nella vita indossa la divisa. «È come se ricordasse gli ultimi attimi di quel sabato – ragiona a voce alta Antonella Leardi, la madre di Ciro – per questo chiede aiuto allo zio poliziotto. Ha continuato a ripetere che non ha fatto nulla di male e poi è scoppiato in lacrime».
LA FUGA
Tra i ricordi, uno in particolare che potrebbe esser preso in esame dagli inquirenti. A raccontarlo è un altro zio, Vincenzo Esposito: «Mio nipote sostiene di essersi allontanato di corsa – racconta – è stata una delle prime cose che ha detto: ‘Zio, sono scappato. Poi non ricordo più niente. Sono parole confuse, è ancora frastornato dai medicinali. Però inizia a ricordare quei frangenti». La versione del ragazzo sarà inserita nei fascicoli aperti dai pm della Procura di Roma. Ciro, con ogni probabilità, sosterrà di esser scappato dopo i tafferugli e di esser stato poi colpito dall’uomo che avrebbe premuto il grilletto contro i tifosi del Napoli.
Dopo nove giorni di agonia il giovane tifoso azzurro è tornato a respirare spontaneamente «senza nessuna assistenza ventilatoria» riferiscono i sanitari, anche se la prognosi resta riservata, nonostante si sia registrato un certo miglioramento. «Un piccolo passo in avanti» commenta la mamma del ragazzo, un ulteriore anelito di speranza che torna a soffiare per chi, da più di una settimana, gli chiede di non mollare.
L’APPELLO
«I messaggi di solidarietà sono tanti – afferma Vincenzo, lo zio di Ciro – Abbiamo anche portato una coppa che gli organizzatori di un torneo triangolare di calcio hanno voluto dedicare a mio nipote ed una pergamena che scritta da alcuni tifosi che si sono radunati sabato scorso a Napoli». E intanto uno dei legali del giovane di Scampia, l’avvocato Angelo Pisani, chiede al premier Matteo Renzi, in visita oggi nel capoluogo campano «di portare la presenza e la testimonianza dello Stato proprio nel quartiere della periferia nord, dinanzi all’autolavaggio dove ha lavorato Ciro fino al giorno degli incidenti pre-partita all’Olimpico».
Fonte: IlMattino.it