di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
Ve lo ricordate il leoncino impaurito delle ultime (innumerevoli) partite? Be’, dopo il diverbio in settimana col collega di reparto Behrami, quel felino spelacchiato ha sfoderato le unghie e i denti esibendosi forse nella prestazione più continua e convincente da quando veste azzurro. Gökhan Inler ne ha finalmente azzeccata una, signori miei: grinta, corsa, fosforo in mezzo al campo, botte da fuori, inserimenti, leadership vocale e tecnica. Altro che leoncino… sul verde prato del Meazza abbiamo visto scorrazzare per novanta più recupero una tigre dalle zanne così bianche ed affilate da far invidia persino a Sandokan. Avrebbe potuto regalarci una gran bella vittoria, San Gökhan; questione di centimetri. Dettagli, si dirà. Dettagli infinitesimali come la distanza ortografica che separa il potenziale carnefice dall’irrealizzata vittima: Inler che rischia di fare gol all’Inter, se non fosse che il suo tiro mancino finisce per infrangersi sul palo alla sinistra di Handanovič. E palo non è gol, perché gol, come rigore, è quando arbitro fischia.