Giocare per giocare non serve a nessuno.
Tantomeno al Napoli. Non fingiamo: nella squadra hanno tutti la testa al 3 maggio, Benitez compreso, solo che lui non va in campo e allora lo fa vedere meno.
Però qualcosa si può intravedere: un po’ di turnover in vista di Milano, è vero, ma neanche tanto, perché gli uomini devono essere tirati a lucido per il grande appuntamento, il suo primo in Italia.
Trofeo o non trofeo, però, si rischiano così due pericoli diversi:
– caricare troppo le aspettative di una gara secca.
– perdere qualsiasi motivazione di classifica, anche se ormai la matematica condanna l’impossibile secondo posto e quasi ti certifica il terzo.
Eppure il Napoli sceso in campo al Friuli non è che dispiacesse. Anzi.
Ripartiva, nonostante le difficoltà a centrocampo, dove la coppia Inler-Behrami faceva rimpiangere le geometrie di Jorginho.
Con il fulcro del gioco spostato sugli esterni, Insigne e Callejòn a pungere gli avversari e un Hamsik in ripresa.
Ma il gol non arriva, viste anche le difficoltà di un Duvan forte fisicamente ma ancora troppo acerbo per incidere davvero.
Unico merito la spizzata che libera Callejòn sul finire della prima frazione: bolide dello spagnolo che fa 13 in campionato. Mica male, lo aveva detto Benitez.
Ma come spesso accade il Napoli vanifica quanto di buono fatto.
All’inizio del secondo tempo fallisce il raddoppio, prima con Duvan, poi con Insigne.
E allora viene fuori tutto l’atletismo della squadra di Guidolin, che ha molta più benzina degli azzurri.
Non c’è Di Natale, ma Fernandes e Badu tengono il centrocampo, Muriel non è in giornata brillante ma non serve esserlo se Reina serve sui piedi di Pinzi il pallone perfetto.
Assist, in netto fuorigioco, e Fernandes fa 1-1.
La reazione, almeno quella, non c’è.
Anzi, il Napoli rischia l’imbarcata. E grazie a Reina e ad un paio di chiusure precise, il risultato non cambia.
A cambiare dev’essere solo la testa.
E il Benitez visto in conferenza cambia sempre di più rispetto a quello di inizio stagione.
Meno sorrisi, più messaggi diretti.
“L’esperienza non si compra sul mercato”, ed è vero, ma è vero pure che la crescita passa dal mercato stesso inevitabilmente.
Il tecnico spagnolo depenna sempre più giocatori dalla sua lista: quanti sono sicuri del posto in rosa il prossimo anno?
Saranno queste ultime quattro partite a deciderlo.
Ma non la finale. Quella sarà tutt’altro discorso.
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