di Gennaro Arpaia (Twitter: @J3nius9)
Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Chissà se Lavoisier si riferisse anche al Napoli nella sua formulazione della Legge di conservazione della massa.
Un Napoli letteralmente trasformato rispetto a sette giorni prima, ma dal 2-0 alla Juve all’1-0 subito a Parma il passo è breve, ed è la fotografia della stagione.
Benitez ci aveva provato a riconfermare per una volta in blocco gli ‘eroi’ della serata del San Paolo.
Saranno stati pure provinciali, ma avevano giocato bene, e contro la prima in classifica, non proprio cosa da tutti i giorni.
Eppure, con soli sette giorni in più, parevano diventati tutti brocchi, incapaci di giocare, di tenere il ritmo, di fare male.
Ci ha messo poco Donadoni a fare suo il match, prima nella tattica, poi nel risultato.
Senza una prima punta di ruolo, il Parma non lascia riferimenti, attacca ai lati la nave azzurra, toglie le provviste alla ciurma prima di fare suo il bottino.
Jorginho ci prova, ma predica nel deserto, Callejòn è forse il fratello gemello, quello che sta in Sudamerica, Insigne non punge e Inler si fa risucchiare da Parolo; il centrocampo azzurro fa Acquah da tutte le parti.
Benitez non corre ai ripari, e la barca affonda nella ripresa, dopo essere riuscita a tenersi a galla, neanche tanto male, nel primo tempo.
La cannonata è di Parolo, che la mette dove Reina non ha colpe. Piuttosto, la colpa è quella di non riuscire a rispondere, neanche con uno scatto di reni.
Higuain, impalpabile come Hamsik da quando è apparsa in città la sua foto sui cartelloni pubblicitari di una nota marca di telefonia mobile, lascia il posto a Zapata, e all’ennesima sostituzione infelice.
Il colombiano, così come Mertens, rianimano un undici smorto, ma non così tanto da fare male agli avversari.
Il Parma ha fame, e lo dimostra la difesa serrata, la voglia di correre per ribaltare l’azione, la possibilità di questa rosa di riscrivere la storia del club proprio nell’anno del centenario.
L’Europa pare traguardo possibile e, da spettatori neutri, sarebbe anche meritato.
LA testa del Napoli è invece in soffitta da domenica scorsa: tutti predicavano ancora per il secondo posto, sapendo benissimo la sua impossibilità.
La Roma lo merita di più, e il Napoli dev’essere bravo a costruirsi un futuro intorno a questo terzo gradino del podio.
Inutile soffermarsi su quanto successo al termine del match, nell’increscioso episodio tra ADL e il tifoso azzurro che tutti avrete letto: bisognerebbe condannare ogni minimo gesto del genere di una figura pubblica, ma l’impressione è che, per l’ennesima volta, il presidente azzurro sia incappato in uno scivolone, orchestralmente ingigantito dai media.
Stia calmo De Laurentiis, stiano calmi i napoletani: quanto fatto quest’anno è un grosso passo avanti, una crescita storica per la società.
E da giocare c’è ancora un trofeo nazionale, non proprio la briscola.
Non vale la pena lasciarsi andare per i problemi sulla superficie dell’onda, l’importante è cavalcarla, quell’onda.