di Gennaro Arpaia (Twitter: @J3nius9)
Nei vari anni di passione calcistica, mai (o davvero poche volte) ho avuto la fortuna di confrontarmi con giocatori eclettici come José Maria Callejón, lo spagnolo nativo di Motril e venuto da Madrid per continuare la stirpe dei numeri 7 con la maglia azzurra.
Nella catastrofica uscita con la Fiorentina, Callejón ha dato lezioni in ogni zona del campo.
Partito da esterno d’attacco a destra, ha dovuto per necessità agire da terzino per gran parte del match. Con l’uscita di Higuain s’è ritrovato improvvisamente prima punta, poi di nuovo esterno d’attacco, stavolta a sinistra, in men che non si dica.
Insomma, una dimostrazione di calcio totale, di duttilità come tanto piaceva a Mourinho, di sacrificio, classe e passione.
Le idee di Oronzo Canà e del suo 5-5-5 nei piedi e nel cuore di un ragazzo fenomeno nella testa molto più che nei piedi.
Che prendano esempio da lui innanzitutto i compagni di quadra: gli specchi, le pettinature e gli eccessi si fermano quando comincia il campo.
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