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di Gennaro Arpaia (per Napolicalciolive.com) e Gianluigi Trapani (per Il Napolista)
Ci ha accolto sorridente e divertito come fa di solito, in quella che è una delle più belle e panoramiche terrazze della penisola sorrentina. Nella sua Piano, al sole della Ripa di Cassano. Salvatore, detto 9/8, fresco partecipante del noto programma di Sky, MasterChef, ci ha concesso una chiacchierata amichevole farcita della sua immancabile ironia e della nostra curiosità sulle sue due più grandi passioni.
Calcio e cucina, due grandi passioni: quale nasce prima?
Nasce prima la cucina. Per “sopravvivenza”. Sin da bambino mi cimentavo ai fornelli per cucinare ciò che mi piaceva. L’amore per il calcio, come sport, è sopraggiunto dopo. Anche perché non sono mai stato un grande calciatore. Ma poi si sa, come il vino, invecchiando si migliora. Però, se fossi il mio allenatore, un rigore non lo farei tirare a uno come me (ride). Mi chiederei più di cucinare per la squadra dopo una partita.
Sei geloso delle tue ricette?
Sì. Quando dò a qualcuno le mie ricette, non svelo mai tutto fino in fondo. Quel piccolo segreto resta sempre con me. Almeno nella mia cucina, sono io il rigorista. E generalmente, in questo caso, segno.
Com’è stato il tuo ritorno a casa dopo il programma?
Normale. Anche perché il programma è andato in onda dopo 6 mesi e ho avuto il tempo di metabolizzare e ricaricarmi prima che scoppiasse la bomba della notorietà.
Durante le riprese, riuscivi a tenerti aggiornato sul Napoli?
Era estate e come tutti impazzivo per il calciomercato. Ogni giorno compravo il giornale e sembrava che avessimo acquistato tre squadre.
C’era rivalità con qualche altro tifoso all’interno del programma?
Sì, soprattutto con Enrica, figlia d’arte (Della Martira, ex Fiorentina e Lazio) e grande tifosa della Viola. All’inizio della nostra esperienza la prendevo in giro perché sembrava che Gomez, conteso da Napoli e Fiorentina, fosse in procinto di vestire la maglia azzurra. Alla fine invece, è stata lei a prendere in giro me. Ma Higuain non lo cambierei né con Mario né con altri attaccanti.
Le differenze tra Nord e Sud si avvertono più in cucina o in campo?
Sicuramente in campo. In cucina, sono gli ingredienti a variare e il meglio viene fuori proprio dalle unioni di queste diversità. Cracco, per esempio, mi ha confidato che è più terrone di me per la scaramanzia. In campo invece, tra tifosi, si vive un campanilismo a volte esasperato che troppo spesso sfocia in odio. Da parte mia, ci tengo alla mia terra e alla mia diversità, che amo sottolineare, ma reputo normale che lo facciano anche gli altri.
Tra i giudici c’è qualcuno che segue il calcio?
Cracco. È tifosissimo del Milan e della nazionale. Ricordo che durante le registrazioni, ha preteso una televisione per seguire l’Italia avversaria dell’Uruguay e qualche parolaccia contro Cavani gli è uscita (ride).
Come valuti la stagione del Napoli? Hai sbollito la rabbia per l’esclusione dall’Europa League?
No, non mi è passata ancora. E dubito che mi passi a breve. Però, a parte questa incazzatura, la stagione è senz’altro positiva. È cambiato tutto e la squadra comunque si sta ben comportando. Abbiamo fatto una Champions bellissima e siamo usciti anche dall’Europa League per pura sfortuna. In campionato lottiamo per il secondo posto e siamo in finale di coppa Italia. Sembra una frase preconfezionata, ma è la verità. Anche se io sarò soddisfatto solo quando vinceremo quella cosa là.
Sei un habitué dello stadio?
Ora no. Quest’anno sono andato solo una volta, col Chievo ed Albiol alla fine mi ha salvato. In passato, nel periodo d’oro, ero un abbonato della curva B. Sono stati anni speciali. Poi, per lavoro, mi sono imbarcato per 10 anni e successivamente, con l’avvento dei figli, ho potuto recarmi al San Paolo saltuariamente. Negli ultimi anni ho seguito in maniera assidua il Sorrento, dilettandomi anche come fotografo della squadra. Sono stati anni speciali anche quelli e Paulinho, oggi al Livorno, resta uno dei miei preferiti.
Che tipo di tifoso sei, criticone o ottimista?
Dipende dai momenti, ma generalmente sono ottimista. Come in tutte le cose che faccio e in quelle che sono le mie passioni. Attualmente osservo. Diciamo che mi sento abbastanza equilibrato fuori dallo stadio.
Allo stadio invece, che tifoso sei? Caldo o tranquillo?
Pazzo!
Speri che in questa stagione il Napoli possa avere un percorso simile al tuo a MasterChef?
Se osservo il mio percorso dico di sì. All’inizio non ritenevano che potessi arrivare sino in fondo, ma piano piano, puntata dopo puntata, piatto dopo piatto, ho conquistato la fiducia degli avversari, dei giudici e in me stesso. Se invece guardo il risultato finale dico di no. Non ho vinto, mentre desidero che il Napoli conquisti la Coppa Italia e che raggiunga la Champions senza preliminari.
Quest’anno ci sono tanti stranieri in squadra: come te la cavi con la cucina di altri paesi?
Ho imparato molto, soprattutto durante questa esperienza e dopo l’esterna marocchina, ma mi riesce meglio, e forse ci metto più passione, la mia cucina, quella tradizionale. Per cui dico, Insigne tutta la vita.
Durante la trasmissione è emersa la tua scaramanzia: hai riti del genere anche prima delle partite del Napoli?
Certo. Anche durante! (ride)
E potresti dircene uno?
No. Porta male.
Quale giocatore del passato ti ha appassionato di più?
Oltre Lui, dico Rudy Krol. Mi ricordo quando, tanti anni fa, venne a fare allenamento al Campo Italia a Sorrento. Con il mio caro amico Rosario Cacace lo toccammo come fosse stato un idolo ed eravamo felicissimi di portargli la borsa.
E nella squadra attuale?
Callejon perché, per rimanere in tema culinario, si vede che ha fame e poi Maggio, a cui ho rubato l’inchino per la trasmissione. So che in questo momento non vive uno dei suoi migliori momenti per cui approfitto per fargli un grande in bocca al lupo ed un augurio di veloce guarigione.
Riusciresti a paragonare il Napoli ad una pietanza?
Sì, quando vinciamo, mi vengono in mente i babà.
Per quale giocatore ti piacerebbe cucinare?
Per non far pigliare collera a nessuno, mi piacerebbe cucinare per tutta la squadra. Però so che le diete dei calciatori non sposano troppo con la mia cucina. Penso invece che Benitez mi darebbe grandi soddisfazioni.
Ma Benitez ha da poco dichiarato che non è per i piatti abbondanti.
Benitez ha sempre detto che il calcio è bugia. E mi sa che intende la cucina come il calcio (ride).
Cosa farai in futuro? In molti chiedono se aprirai un ristorante?
Il futuro è sempre incerto. Cerco di vivere alla giornata, restando con i piedi per terra. Per quanto riguarda il ristorante, non è nelle mie aspirazioni. Ma non si sa mai.
Questa esperienza ti ha cambiato?
Sento di essere sempre me stesso, ma è indubbio che la popolarità modifica tante cose. L’importante è che la famiglia ed i miei amici vedano in me ciò che ero e che coincida con ciò che sono. Dovreste chiedere a loro.
Per chiudere, domenica ci sarà Napoli-Fiorentina al San Paolo: vuoi lasciare un messaggio ad Enrica?
Enri, stai tranquilla. Lei capirà, glielo dicevo sempre prima di un pressure o prima di una gara. Ma Forza Napoli.