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Tra entrate e uscite caratteristiche ballano 600 milioni. Solo con le operazioni di calciomercato, cioè con i 409 milioni di plusvalenze al netto delle minusvalenze, si limitano i danni portando il deficit aggregato della Serie A a 203 milioni (in calo se confrontato col -292 del 2011-12).
I debiti lordi non smettono di ingrossarsi: dai 2111 milioni del 2008-09 ai 2855 milioni del 2012-13 (al netto dei crediti fanno 1572 milioni, qualcosa in meno di un anno fa – 1630). Le società dipendono dalle banche che finanziano lo spettacolo per circa un miliardo: ammontano a 977 milioni (cifra identica al 2011-12) i debiti verso istituti bancari e di factoring. Assieme alle banche, sono gli azionisti i salvatori della patria: il Napoli è l’unica squadra a non aver ricevuto soldi nella scorsa stagione né dalle banche né dai soci.
La Serie A continua a essere ‘teledipendente’: il 56% del giro d’affari proviene dai diritti tv (989 milioni, inclusi quelli delle coppe europee), il 19% dall’area commerciale (342), l’11% dallo stadio (191) e il 14% da altri ricavi (250). Rispetto a Premier e Bundesliga, il campionato italiano continua a presentare uno squilibrio nella composizione del fatturato. Non va meglio nel computo totale: la Premier viaggia a 2,9 miliardi, la Bundesliga a 2. In A solo sei società su venti sono in attivo. Il record spetta all’Udinese con 32 milioni di profitti grazie alle soliti invidiabili plusvalenze. Primato negativo ancora per l’Inter (-83 milioni).
Fonte: Calciomercato.it
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