di Gennaro Arpaia (Twitter @J3nius9)
Ancora un errore, ancora uno.
Un pareggio che butta sul Napoli la vergogna di una squadra che non ha alcun carattere.
Non ce ne voglia il Livorno; squadra con carattere, cuore, onore, passione, sudore da versare in campo centimetro per centimetro.
Proprio tutto quello che invece non fanno gli avversari.
Benitez si presenta al ‘Picchi’ senza Higuain e Albiol, lanciando Britos in difesa e Pandev davanti con Callejòn, Mertens e Hamsik.
Nel primo tempo si vede un bel Napoli: volenteroso, arioso, aggressivo. Un Hamsik positivo che più volte porta avanti l’intera squadra.
Le azioni si susseguono e il match, nel totale, è più che godibile, col Livorno che riparte perfettamente con la coppia Belfodil-Paulinho di punta e Mesbah e Greco a dare più volte fastidio.
Il gol, anzi il rigore fischiato a Pandev è diretta conseguenza di quanto visto: dal dischetto Mertens fa 6 gol stagionali, che considerando i 9 assist proprio male non sono.
Ma ecco, come al solito, l’involuzione azzurra, graduale ma letale: il Livorno alza i giri negli ultimi dieci minuti e trova il pari, fortunatissimo, prima di sfiorare anche il raddoppio.
Nella ripresa il Napoli pare essere tornato già a casa.
Svogliato, inconsistente, inconcludente: Benitez non cambia nulla, la squadra non trova il cambio passo, Hamsik torna quello delle settimane scorse e il Napoli sembra una squadra che lotta per la retrocessione peggio del Livorno.
I toscani mantengono invece alto il ritmo, attaccano aggressivi, si fanno vedere dalle parti di Reina – Dio lo benedica sul tiro da due passi di Paulinho -, ma per fortuna non vanno oltre.
Insigne e Zapata, per Pandev e Hamsik, non sembrano mosse azzeccate, e quando il Colombiano non riesce a spingere dentro il cross di Mertens a Bardi battuto, praticamente al 90′, il match dovrebbe concludersi per le maledizioni dei tifosi.
Errare è umano, è vero, ma perseverare è diabolico. Se Benitez non lo sapesse glielo spieghiamo noi.
Ma sappiamo bene che lo spagnolo conosce già il detto.
Faccia qualcosa, perché la barca rischia di sbandare ancora, e invece che imparare dagli errori si torna indietro, un passo alla volta, a mesi fa.
La Roma si era fermata, andava rincorsa, e invece la distanza rimane invariata.
Le serate del San Paolo devono restare ricordi. Ogni partita va sudata, vinta.
Il Napoli, questo Napoli, ancora non lo sa.
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