di Antonio Papa per Calciomercato.it
El Pipita de Oro. Definizione molto poco originale e semanticamente sbagliata, ma nella sostanza più che calzante con il nostro eroe. Già, perché “pipita” è un falso amigo: non vuol dire pepita, bensì è il diminutivo di El Pipa, suo padre Jorge, così definito per il lungo naso, a quanto pare ereditario. Beh, se non altro quella “pipa” gli ha dato un fiuto del gol straordinario, e per rendersene conto basta fare un viaggio indietro di pochi giorni, Napoli-Roma, semifinale di Coppa Italia. Al posto giusto al momento giusto, sempre e comunque. Filo conduttore di un’intera carriera, che prosegue imperterrito anche a Napoli. Facciamo un piccolo viaggio nei numeri impressionanti di questo campione, che è riuscito nella non semplice impresa di far dimenticare ai più il pur fantastico Edinson Cavani.
DICIOTTO RETI – Uno score di tutto rispetto, 18 reti in 31 presenze totali. Più di una ogni due partite, per la precisione una media dello 0,58 a gara. Dodici in campionato, due in Coppa Italia, quattro in Champions. Quasi tutti di destro, il suo piede preferito. Ma Gonzalo non si è fatto mancare niente. Di testa (uno per ogni competizione), di sinistro (spettacolare quello all’Arsenal, piroetta e sinistro ad incrociare sul secondo palo), su rigore, dove risulta quasi infallibile. Un cecchino che a livello di numeri sta portando avanti un testa a testa virtuale con Cavani, che fino a qualche mese fa sembrava inavvicinabile. E invece no. Anzi, c’è un aspetto nel quale Higuaìn è perfino più bravo, e di parecchio.
NOVE ASSIST – E’ sull’ultimo passaggio che Higua fa davvero la differenza. In pochi mesi il centravanti argentino ha servito con assist illuminanti i compagni ben 9 volte, 7 in campionato e 2 in Champions. Fra questi ci sono autentici colpi di genio: come dimenticare il passaggio fantascientifico a Callejon in Fiorentina-Napoli? E non solo: i già notevolissimi nove assist decisivi si sommano ad altre magie non sfruttate al meglio dai compagni. Insomma, in ogni momento Higuaìn può inventare qualcosa, lo sanno bene i tifosi che quando lo vedono col pallone fra i piedi trattengono il respiro, anche se si trova a centrocampo. Fiuto e numeri da centravanti, testa e piedi da trequartista. E così, dopo questi primi sei mesi d’amore, ora possiamo finalmente dirlo senza il rischio di apparire blasfemi: il Napoli ha perso il suo simbolo, ma in cambio ha trovato l’attaccante universale. Ah, oltre ai ventitrè milioni di euro in cassa…
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