Oggi, la Redazione PianetaNapoli.it, ha incontrato in esclusiva il collega di Mediaset Maurizio Pistocchi. Con lui abbiamo preso in esame alcune tematiche riguardanti il calcio italiano, le idee innovative dell’allenatore Rafa Benitez che notoriamente ha apprezzato, come il nostro ospite odierno, il calcio totale di Arrigo Sacchi. Prendendo spunto da questo ne è uscito un dialogo molto interessante:
Allora Maurizio, puoi dirci qualcosa in più sul rapporto tra Benitez e Sacchi?
“Intanto saluto il pubblico di Napoli. Ricordo ai tempi del Milan di Sacchi che, l’attuale allenatore del Napoli, che non ha mai nascosto la sua stima nei confronti di Arrigo, veniva spesso a studiarne il lavoro durante la settimana e quindi credo che Benitez lo consideri un “maestro” nel senso che, sicuramente, ha riconosciuto che il Milan è stata l’unica squadra italiana che ha espresso un calcio rivoluzionario”
In quali ruoli il Napoli dovrebbe cercare qualche variante per poter meglio interpretare il calcio voluto da Benitez?
“Credo che gran parte dei successi del Napoli degli ultimi anni siano dovuti a Cavani che ha segnato 103 gol in 134 partite, quindi un cannoniere straordinario. Non avendo questo tipo di calciatore ed avendo, soprattutto,idee calcistiche diverse, Benitez ha impostato una squadra che sviluppa un gioco all’europea con 2 esterni offensivi molto forti scelti tra Callejon ,Mertens ed Insigne con un trequartista come Hamsik ,che sa fare anche la fase difensiva, ed una prima punta che sa giocare la palla , fa giocare la squadra, viene incontro dando la profondità ai compagni. Il limite più grosso incontrato, finora da Benitez, è stato la non elevata qualità dei centrali di centrocampo abituati soltanto a rubare la palla e quindi mal posizionati quando la ricevono perché sempre spalle alla porta. Anche alcuni difensori come Maggio erano abituati ad avere la copertura e quindi poteva attaccare con più libertà perché dietro ne aveva tre. Dei 4 difensori solo Albiol è abituato a giocare con questo modulo. Questo deficit di difesa e centrocampo si riscontra quando la squadra attacca e la difesa dovrebbe alzarsi ed accorciare. Tutto ciò potrebbe migliorare in futuro prendendo calciatori più abituati a fare un calcio diverso”
In parte ci hai anticipato cosa non sta funzionando nella fase difensiva del Napoli?
“E’ molto importante quando si attacca con tanti calciatori che la linea di difesa sia alta, vicina ai centrocampisti, in maniera tale che se si perde palla e parte il contropiede ci sono due possibilità: o si attacca l’uomo con la palla o si stringono le marcature per evitare le soluzioni di passaggio. Se invece concedi troppo spazio succede quello che è successo l’altra sera con Taarabt”
In occasione dei risultati non proprio esaltanti con Bologna, Chievo e Atalanta sono tornate in auge le critiche a Benitez sia sugli schemi che sui metodi di allenamento. E’ stata messa in dubbio la preparazione, il fondo si è parlato di mancata corsa nei boschi. Insomma una spaccatura tra il calcio all’italiana ed il calcio totale
“Bisogna partire da un presupposto: non è mai esistita un scuola calcistica italiana. Esiste quella ungherese, quella brasiliana, non quella italiana. Il nostro è stato sempre un calcio di riferimento, cioè che si gioca sull’avversario. In questo senso la grande invenzione fatta da Gipo Viani e Nereo Rocco negli anni 60’ è stato il “libero” cioè l’attuale centrale della difesa a 3 che è una seconda linea di copertura. Andiamo poi a vedere quali sono stati i successi di questo calcio nella storia: pensate che Trapattoni, emblema del calcio all’italiana, facendo la Champions una ventina di volte, ne ha vinta una che nessuno vuole ricordare per la tragedia. Se, invece, ci riferiamo al periodo che va dall’89 al 2007 il calcio italiano è stato protagonista in Europa grazie alla rivoluzione tattica fatta da Sacchi. Con lui le squadre italiane sono ripassate non solo ad applicare la zona, già applicata ad esempio dal Napoli di Vinicio, ma soprattutto a fare il pressing ultraoffensivo caratteristica fino a quel momento delle squadre olandesi. Da quel momento non solo attraverso il Milan ma anche attraverso il Napoli, l’Inter, la Sampdoria, il Parma, abbiamo esportato un tipo di calcio diverso. Ora mi fa sinceramente ridere che ci sia qualcuno in questo paese che vorrebbe il ritorno ad un calcio vecchio e perdente. Tornando a Benitez dico solo che ha vinto tutto (lista dei titoli di Rafa che omettiamo n.d.r.) e chi lo critica cosa ha vinto? Per quanto riguarda i metodi di allenamento: la scuola spagnola che allena con la palla è la stessa scuola che è stata propagandata in Italia da Mourinho, mi sembra che lui abbia dimostrato con i fatti di essere un allenatore vincente. Chi critica il tipo di preparazione fatta da Benitez deve almeno aspettare la fine di campionato”
Qualcuno ha insinuato che il rapporto tra l’allenatore e De Laurentiis possa finire. Quale sarà il prossimo step di crescita?
“Io credo che il rapporto sia molto solido e ritengo sia molto difficile che questo s’interrompa prima del tempo. Con tutti i difetti che può avere il presidente mi sembra una persona molto coerente. Se devo dirvi da dove passa il prossimo step di crescita, beh sicuramente dall’ulteriore rafforzamento della rosa attraverso l’acquisizione di giocatori che non è detto che debbano costare tanti soldi. Basti pensare alla valorizzazione fatta da Benitez di alcuni calciatori. Pensiamo ad esempio a cosa vale oggi Mertens, uno dei giocatori più forti visti nel campionato italiano. Pensiamo a Callejon o allo stesso Insigne che, se sta concentrato, ha tutte le qualità per diventare un ottimo giocatore. Pensiamo a Jorginho ,autore di un’ottima partita contro il Milan, e mi sembra di ricordare che anche quando arrivò Higuain a Napoli c’era qualcuno che storceva il naso. Higuain è un giocatore micidiale. La differenza l’altra sera, oltre all’atteggiamento delle due squadre in campo l’ha fatta anche Higuain. Mettete Higuain nel Milan e Balotelli del Napoli chissà se la partita va a finire nella stessa maniera”.
(fonte: Pianetanapoli.it)