Higuaìn: “Sempre più convinto della mia scelta. Vi racconto di quando guido. Al Bernabeu mai un coro, qui è un rombo di tuono”

 

 

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Gonzalo Higuaìn ha rilasciato una lunga intervista a ‘Sport Week’, inserto della ‘Gazzetta dello Sport’, parlando ancora una volta della sua avventura a Napoli. Il Pipita analizza anzitutto la sua vita privata: “Il fatto di essere un calciatore non mi rende diverso dagli altri ma posso fare cose che forse altri non possono fare. Ad esempio le persone normali non possono permettersi degli sfizi, ma è la legge della vita. D’altra parte la maggior parte delle persone può girare per strada tranquilla e non deve giustificarsi se non ha voglia di posare per una foto. Prima di diventare ciò che sono sono ho fatto molti sacrifici. Sono andato via di casa da ragazzino, lasciando famiglia e amici; ho trascorso compleanni da solo. Sono una persona normale cui piacciono le cose normali che tante volte non riesce a fare. Era così in Argentina,  è stato così a Madrid, è stato così adesso a Napoli: se di sera esco per un’ora dicono che sono stato fuori tutta la notte

CAOS NAPOLETANO –A Napoli sto davvero bene, tutto è così divertente: la gente, la città, il traffico…In Argentina è complicato guidare, ma a Napoli ognuno fa quello che vuole in macchina. Al volante non guardo mai dritto a me ma a destra e sinistra perché sbucano da tutte le parti. Secondo me ci sono più motorini che persone!

TEMPO LIBERO – Vivo a Posillipo, dove ho un panorama stupendo. Esco con Callejon e Albiol che erano con me a Madrid e con Fernandez che è argentino come me. Insigne? Non sono mai andato a cena con lui. Ci vorrebbe il traduttore

DA PICCOLO – “Da piccolo ho giocato molto per strada, proprio su consiglio di papà. Lui mi diceva fai questi movimenti, dà fastidio al difensore. Mi sono schierato subito in attacco e visti i risultati ho continuato così

L’OMBRA DI CAVANI – “Quando sono arrivato sapevo che dovevo convivere con la sua ombra. Per me non sarebbe stato un problema in ogni caso, a maggior ragione non lo è diventato grazie all’affetto che i tifosi mi hanno dimostrato ogni giorno. Al Bernabeu non mi hanno mai dedicato un coro, qui ogni volta che gridano il mio nome è come un rombo di tuono. Qualcuno pensava che in testa avessi solo il gol, invece a me piace regalare assist ed aprire gli spazi per i compagni. Serve questo per vincere lo scudetto. Io ci credo

DE LAURENTIIS – De Laurentiis mi ha spiegato le sue ambizioni, ma la differenza l’ha fatta la presenza di Benitez. La sua idea di gioco è la mia: un calcio bello da vedere e redditizio, che guarda più alla porta avversaria che alla propria. E poi questa è stata la squadra di Maradona. Per ogni argentino giocare qua è motivo d’orgoglio. Diego è stato il mio allenatore in nazionale, ma quando è stato il momento di decidere non gli ho chiesto consigli. Ho scelto da solo ed ogni giorno che passa sento di aver fatto sempre più la scelta giusta

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