di AntonioPapa (DaiCalcio @PapalePapale)
NUN-SIGNE – Non è propriamente il classico attaccante, Lorenzino. Ma è pur sempre un attaccante, e per gli attaccanti il gol fa una differenza bestiale. Il nostro preferisce l’assist, il dribbling, la giocata ad effetto. Insomma, il gol banale a quelli come lui proprio non piace. Eppure ci scommetterei le mani che quel pallone da metri zero contro la Samp l’avrebbe sbattuto dentro volentieri. Non fosse altro che per quel digiuno perdurante da inizio anno, almeno in campionato. Qualche mese fa quello zero in casella era “addolcito” da prestazioni di tutto rispetto, tra l’altro il posto da titolare sembrava garantito ad oltranza, complice anche la lunga assenza di Hamsik nel terzetto dietro Higua.
MERTENS E I PROF – Poi però il problemino è diventato un problemone, pure perché intanto Callejon è diventato inamovibile e Mertens si è messo a fare il fenomeno (e i gol). In più ci si mette la pressione dei soliti prof che lo hanno già bollato come un fuoco di paglia e sembrano quasi gioire ad ogni errore sottoporta, ad ogni stecca presa, ad ogni pallone che sfiora il palo o la traversa. E l’ansia cresce, cresce la voglia di far gol e di conseguenza cresce il rammarico per i gol sbagliati, al punto che – a quanto pare – lunedì il 24 azzurro ha lasciato il San Paolo con gli occhi lucidi.
IL RAGAZZO SI FARA’ – Invece diciamolo nel momento meno opportuno, quando molti ormai sono convinti che Insigne sia destinato ad essere una stella cadente, di quelle che solcano il cielo per qualche frazione di secondo e poi scompaiono per sempre, quelli che, come dice De Gregori, “non hanno vinto mai”. Non è così. Il ragazzo ha stoffa, tecnica sopraffina, un bel dribbling nello stretto, un’impressionante visione di gioco, e – fidatevi – anche un gran tiro dalla distanza. Deve solo imbroccare uno dei tanti fendenti che sfiorano il palo: questione di metri, talvolta di centimetri. Ha il coraggio e l’altruismo della canzone, gli manca giusto un po’ di fantasia, visto che ormai la finta-e-tiro-a-giro ha imparato a leggerla anche mio nonno con la cataratta. Arriverà anche quella (la fantasia, non la cataratta), così come arriverà l’esperienza e la scelta della giocata giusta al momento giusto. Del resto Di Natale, di cui Insigne dovrebbe sentirsi epigono, ben più di Del Piero, si è affermato dopo i 25 ed è esploso dopo i 30. Il nostro ‘Magnifico’ può farcela molto prima, e dalla sua ha anche il maestro giusto. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette. E chissà, magari un giorno potrà giocare pure con quella pesantissima maglia numero sette.
LA CANZONE – Francesco De Gregori – “La leva calcistica del ’68”