di Vincenzo Matino (Twitter: @VincenzoMatino)
“Ora basta, fino a quando resti in casa mia fai quello che dico io!”. No, non è una ramanzina di un padre qualunque nei confronti di un figlio disobbediente. Nell’era del calcio moderno comandato dai procuratori e dalle pay-tv, il presidente del Lione, Aulas, è la voce fuori dal coro. Niente trasferimento al Napoli per Gonalons. Il centrocampista francese, nella parte del figlio, non può far altro che sottostare alla legge del suo club che almeno fino a giugno, a meno di clamorosi colpi di scena, sarà ancora il Lione.
Se si analizza l’affare a mente fredda non c’è niente di strano. Il calciatore è in primis un dipendente del club, uno stipendiato e ha un regolare contratto di lavoro. E allora perchè il gran rifiuto di Aulas appare cosi scioccante? La verità è che ci siamo così tanto assuefatti alle logiche, persino agli orari, del calcio moderno che quando non sono i procuratori ma i presidenti a dire no, il nostro sport-giocattolo multimilionario ci appare sottosopra. La domanda vera è dunque un’altra: sicuri che questo calcio moderno non stia bene un po’ a tutti e che il famoso “No al calcio moderno” sia ormai solo un coro da stadio?
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