Antonio Candreva, centrocampista della Lazio e della Nazionale, ha rilasciato alcune dichiarazioni al settimanale Sportweek: “Volevo far ricredere chi mi criticava, il vero Candreva non era quello visto alla Juve e poi a Cesena. Ero triste, cupo. Era difficile uscire di casa, era difficile andare a Formello ad allenarmi. Non ho mai temuto però per la mia incolumità, ma di insulti ne ho presi tanti (ride, ndr). Poi è arrivato quel 7 aprile, la partita col Napoli e lì è cambiato tutto. Era destino. Vivevo un momento molto duro: la gente non mi voleva, le chiacchiere sul mio presunto tifo romanista facevano di me un nemico. La mattina della partita viene da me Reja, il nostro allenatore all’epoca, e mi dice: tu oggi giochi. Mi si accende una scintilla, capisco che è la mia ultima possibilità. Gioco alla grande, faccio gol, corro sotto alla Nord, la nostra curva. Quel giorno sono rinato. Se chiamasse la Roma? No. Non accetterei mai”.