E stavolta in soccorso non può arrivare l’assist dell’etimologia d’una parola: perché intorno a “scornacchiato”, al di là del suo “stringente” significato, si può anche divagare, più o meno liberamente, e poi tradurla. La differenza è nel tono, nel modo: e quando il fatto scatena un’opinione (di massa) attraverso il Grande Fratello ch’è internet, Aurelio De Laurentiis è costretto ad intervenire per rimettere a posto attraverso un tweet non le consonanti e le vocali ma il senso compiuto di quella frase – riportata da “Il Mattino” di ieri – che ha ritrovato in circolo nel modo virtuale e che rischia di scatenare un reale incidente diplomatico. «Ho visto che è stata ripresa, con mio disappunto, una frase di un dialogo riservato e chiuso alla stampa. Una frase estrapolata senza minimamente considerare il contesto in cui era stata inserita si presta a qualsiasi interpretazione arbitraria. Molti mi chiedono chi sia lo scornacchiato. Per la mia famiglia questo termine ha un significato a metà tra la provocazione e l’intelligenza. Mi riferivo a Moratti? Assolutamente no! Mi riferivo a tutte quelle persone che l’anno scorso hanno lavorato per portare Mazzarri all’Inter. E in particolare a chi poi l’ha fatto» . Traducendo la storiella: martedì, a margine dell’audizione della commissione consiliare sulla vicenda del San Paolo, De Laurentiis riattraversa in “scioltezza” dialettica ciò ch’è accaduto nel semestre precedente intorno alla panchina del Napoli: e lo fa con un piglio un po’ canzonatorio, beffardo e neppure vagamente offensivo, utilizzando quello “scornacchiato” che ha una sua precisa identità, certo, ma che, sussurrato con il sorriso sulle guance ed un velo d’ironia, sta per altro, più propriamente – nel caso – un uomo furbo, scaltro, uno scugnizzo evoluto. «A Mazzarri gli abbiamo fatto un assist. Abbiamo valorizzato le sue azioni, che poi lui è andato a vendere al meglio a quell’altro scornacchiato» .
Non si ha percezione – nell’audio che imperversa sui siti – d’un intento offensivo e comunque il destinatario non è raffigurabile in Massimo Moratti, con il quale c’è empatia, simpatia e stima. Il tam tam mediatico è ormai partito, una giostra irrefrenabile, e si va in cerca dello “scornacchiato” in questione: ricostruendo, a De Laurentiis non è mai andato giù il blitz con il quale Marco Branca, nel dicembre scorso, portò via Campagnaro al Napoli, senza neanche concedersi una telefonata. E poi la vicenda Gargano ha provveduto a fare il resto. A volte ci sono distanze che vengono suggerite dalla pelle. Il cinguettio della sera rimette la palla al centro, rimuove l’aggettivo dalla sua innaturale connotazione intorno al presidente dell’Inter e concede al mittente la possibilità di lasciare un filo di mistero intorno alla figura di riferimento dello “scornacchiato”.
Ps: senza voler scomodare l’Accademia della Crusca, né il vocabolario napoletano-italiano, non c’è il rischio che si debba procedere per gradi di giudizio, anche perché è già accaduto di portare una “scornacchiata” in Tribunale, a Trento. «Espressione che non costituisce diffamazione» . E’ Cassazione…! (E poi dicono che le toghe sono rigorose, non sorridono….).
Fonte: Corriere dello Sport
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