Il fenomeno Benitez ha travolto Napoli, ma anche il fenomeno Napoli ha travolto Rafa Benitez. Un ciclone che inevitabilmente arriva anche in Spagna, dove si seguono con grande attenzione i progressi dello ‘Hispanàpoles’ di ‘Don Rafè’. Tanto che spesso a Castelvolturno ci sono giornalisti spagnoli che chiedono interviste al tecnico. Come quella rilasciata al ‘Mundo Deportivo’, dove Benitez parla della sua esperienza in azzurro con tanto entusiasmo: “Napoli è una città piena di passione, se riesco a gestire l’affetto dei tifosi p solo grazie all’esperienza. Nel precampionato avevo sempre almeno 200 persone ad aspettarmi e a chiedermi autografi. Ne firmavo tantissimi, perché questo pubblico lo merita. Ma bisogna tenere i piedi a terra e non volare troppo con la fantasia. Siamo una squadra in crescita, che può giocarsela bene con chiunque, ma non abbiamo fatto ancora nulla. Per ora l’obiettivo è quello di far bene in Italia e iniziare a farci rispettare di più a livello internazionale. Si parla tanto di Scudetto, ma è un obiettivo che va raggiunto a piccoli passi, senza mai sentirsi arrivati”.
HISPANAPOLES – L’inversione di tendenza rispetto al passato è che prima nessun calciatore spagnolo era riuscito a fare così bene in Italia. Invece fra Reina, Albiol e Callejon la situazione sembra essersi ribaltata: “Sicuramente l’influenza spagnola è forte ed è importante per questa squadra. I ragazzi stanno facendo bene e di certo è anche il fatto di avere la loro filosofia anche dalla panchina che li aiuta ad esprimersi al meglio. E’ una situazione che li stimola tanto e stimola anche i compagni a far sempre meglio. I risultati si vedranno anche in Spagna con la Nazionale, vedrete”.
EL FILOSOFO – Sono tanti i nomignoli affibbiati a Benitez da quando ha ripreso a macinare grandi risultati. Professore, filosofo, perfino guru. Lui però ci va piano: “Sono importanti per me i riconoscimenti, ma non mi monto mai la testa. So bene com’è questo mondo, il giorno prima sei un genio e il giorno dopo non servi più a nulla, quindi è inutile starci a pensare troppo. Certo, essere uno dei sette allenatori nella storia con 100 presenze in Champions è per me motivo di orgoglio, così come è motivo di orgoglio essere il candidato come miglior allenatore del pianeta. E’ segno che ho fatto un buon lavoro. Ma se dovessi scegliere per quanto mostrato lo scorso anno direi Jupp Heynckes”.
Fonte: CalcioMercato.it
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