di Gianluca Vitale
Tre stagioni in azzurro, qualche cartellino di troppo e tanta dedizione alla maglia. Doppio ex di Napoli e Fiorentina, Manuele Blasi, oggi al Varese, è stato intervistato in esclusiva dalla redazione di NapoliCalcioLive.com.
A Napoli quando la società tornava in Serie A dopo sei stagioni di assenza dalla massima categoria. Come ricordi quel periodo?
“Sono onorato d’aver fatto parte dell’SSC Napoli ed in particolare di quella rosa ormai storica. È un’esperienza che ancor oggi mi porto dietro con grandissimo piacere. In Campania ho vissuto dei momenti bellissimi, non saprei indicarne uno più esaltante ed uno più brutto. Difficile trovarsi male in una città e con un popolo del genere. Napoli non si dimentica, è impossibile. Non ho rammarichi. Tra l’altro, mia moglie è napoletana e i miei figli sono nati lì. Se mi chiedessero se ho un sogno, risponderei: ‘chiudere la carriera a Napoli’. La maglia azzurra ti trasmette emozioni che restano indelebili”.
Nel 2009 la parentesi a Palermo, poi il ritorno alla base nel 2010: hai conosciuto Cavani come pochi. Quanto ci ha perso il Napoli a darlo via per 64 mln? Higuaín vale davvero il Matador?
“Parliamo di due giocatori di altissimo livello. Cavani ha segnato tantissimi gol in Italia, Higuaín deve ancora dimostrare di saper fare altrettanto, ma non per questo è da considerare inferiore. È difficile azzardare un confronto con chi è appena arrivato e non ha avuto il tempo di far vedere tutto il suo valore. Purtroppo la piazza è molto esigente e vorrebbe subito dei risultati eclatanti. Ci sono tante pressioni e a volte si dimentica che non è facile, per un giocatore forte come l’argentino, venir messo in discussione al primo acciacco. Da lui i tifosi si aspettano il doppio e dunque dovrà dimostrare di valere per due. Tuttavia, certi giudizi non fanno bene né al singolo né alla squadra; il Napoli deve pensare unicamente a vincere e raggiungere i propri obiettivi, come d’altronde sta già facendo”.
Stesso discorso per Hamšik: per quanto segni, da lui ci si attende sempre qualcosa in più.
“Esatto. Marek ha ancora l’età dalla sua parte, andrebbe lasciato tranquillo. È un centrocampista offensivo che fa sempre almeno 10 gol a stagione, eppure, paradossalmente, gli chiedono maggior costanza. Spesso viene criticato perché non è quel tipo di giocatore che dribbla tutti per metterla dentro. Chi ne capisce sa che è importantissimo perché sa fare il trequartista come nessun altro in Italia; fa inserimenti e si crea occasioni da solo, quasi fosse una prima punta. Hamšik è indispensabile, proprio di lui non si può fare a meno e credo che anche Benítez lo sappia”.
Il vero ‘imprescindibile’, però, in più occasioni è sembrato Behrami.
“Valon fa tanto lavoro sporco e a volte questo aspetto non viene rimarcato come dovrebbe. È un po’ un classico per i giocatori del nostro ruolo. Purtroppo si guarda sempre a chi fa gol o li fa fare, meno a chi li impedisce. Ad ogni modo concordo: Behrami è fondamentale”.
Cosa pensi della situazione di Cannavaro?
“Nel calcio la riconoscenza non esiste. Per me Paolo è come un fratello e quindi sfondate un portone aperto. Parliamo di un ottimo giocatore e di un bravissimo ragazzo, anche se questo aspetto, per qualcuno, non conta. Quando cominci a giocare di meno non è mai facile, specie se hai delle buone occasioni ma non ti va come vorresti. Questo a prescindere dal fatto che Cannavaro è stato ed è un calciatore importantissimo per il Napoli. Ha sempre dato l’anima per la maglia. Al contrario di quanto dice qualcuno, non ha più nulla da dimostrare. Ormai deve solo restare tranquillo e continuare a lavorare, come ha sempre fatto”.
Mazzarrri – Benítez: quale la differenza più significativa tra i due?
“Da quanto ho potuto vedere, lo spagnolo cerca di far giocare molto di più la squadra. Insiste sulla tecnica puntando su palleggio e possesso palla; rispetto a lui, Mazzarri era più concreto: tutto contropiede e lavoro di gruppo. Il mister riusciva ad esaltare le caratteristiche del singolo e al tempo stesso cementificava lo spogliatoio come pochi”.
A bruciapelo: Marino o Bigon?
“Marino. L’ex DG ha alle sue spalle un’esperienza che probabilmente Bigon non avrà mai. Non c’è paragone, sotto quest’aspetto. Marino sta facendo benissimo all’Atalante e prim’ancora ha portato giocatori come Hamšik, Lavezzi e Gargano a Napoli; Bigon è dirigente da molto meno tempo, per quanto stia lavorando piuttosto bene. In questo mestiere l’esperienza conta parecchio e da questo punto di vista non c’è storia tra i due. Marino è sulla cresta dell’onda da una vita, ha fatto risultato ovunque; Bigon, invece, ha ancora tanto da imparare”.
Che Presidente è De Laurentiis a telecamere spente? Come si comporta con voi calciatori?
“Burbero, come lo vedete in Tv. Non ha un suo lato ‘nascosto’, o almeno non lo espone. Credo che il vero Aurelio lo conosca solo la famiglia, in particolare i figli. Si mostra severo perché è così di carattere: una persona decisa e diretta, che spesso può apparire poco simpatico, ma ciò non vuol dire che non sia sensibile e non abbia a cuore i tifosi e la squadra. Anzi, tiene tantissimo al Napoli, guai a chi glielo tocca. Come tutti, anche lui ha un suo lato più ‘buono’, ma lo maschera con la fierezza”.
Credi che finalmente abbia costruito un Napoli da Scudetto?
“A mio avviso lo ha fatto da tempo. Ogni anno, nelle ultime stagioni, il Napoli avrebbe potuto vincere il titolo. Finora è mancata solo la fortuna. A volte gli Scudetti si vincono così: puoi steccare una gara quando gli altri pareggiano o perdono, o magari puoi vincerla quando anche gli avversari fanno tre punti. L’unico modo per andare sul sicuro sarebbe vincerle tutte, ma la vedo dura”.
Dunque, bisogna attendere il passo falso della Roma.
“Non mi aspettavo che la squadra di Garcia partisse così bene. Gli auguro di vincerle tutte ma, come dicevo, è difficile, soprattutto senza Totti. Un calo fisiologico è sempre dietro l’angolo; a quel punto Juve e Napoli dovranno essere brave ad approfittarne”.
E Fiorentina ed Inter?
“I nerazzurri possono contare su Mazzarri che, sì sa, è duro a morire; Montella, invece, tentenna. La Fiorentina non la capisco. Ha perso Gómez, può contare su campioni come Rossi e Cuadrado, però non mi da sensazioni di continuità. Domani sarà una bella sfida col Napoli. Dal canto suo, Benítez dovrà ponderare bene le proprie scelte perché, se si vuole seriamente provare a vincere qualcosa, dopo aver perso all’Olimpico si deve espugnare Firenze. Sarà dura, lo so, però bisogna farcela: solo così si metterà davvero pressione alla Roma”.
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