di Ferdinando Guma
Cos’è successo al nostro capitano? Paura, incertezza e precarietà hanno contribuito certamente, nella partita con la Roma, a fargli commettere due errori macroscopici che hanno finito di danneggiare l’intera squadra. In pochi mesi, il leader incontrastato della difesa partenopea è diventato un semplice comprimario relegato quasi sempre in panchina. Cannavaro aveva dimostrato, sotto la precedente gestione Mazzarri, di essere uno dei perni principali di questa squadra. La sua napoletanità inoltre, nel corso degli anni, è stato un suo punto di forza e motivo di orgoglio per tutti quei ragazzi che seguono il Napoli con passione e interesse. Tutto è cambiato con l’avvento dell’allenatore Benitez e si è capito sin dalle prime avvisaglie che non sarebbe stato il pilastro della difesa azzurra. Allargando l’analisi all’intero reparto difensivo del Napoli, risulta subito evidente il buco centrale, certamente non colmabile da Britos, autore di prove incostanti ed incolori. Lo sguardo di Benitez sempre volto all’Europa, non può pensare di basarsi su un giocatore non proponibile a certi livelli per i suoi evidenti limiti tecnici. Altra storia è invece quella del suo collega di reparto Albiol, giocatore estremamente duttile che garantisce grande sicurezza alla retroguardia. Anche gli esterni si sono dimostrati tutti validi e intercambiabili e l’innesto di Mesto nelle ultime partite è stato molto più che positivo essendosi dimostrato pedina tatticamente molto saggia. Visto l’organico a disposizione di Benitez l’unica saggia soluzione possibile in questo momento sembra essere il recupero psicologico completo del capitano, da affiancare ad Albiol, per rendere ermetica la difesa partenopea, oggi così traballante, magari con un occhio attento all’imminente mercato di gennaio.