L’ANALISI – Difensivismo in crisi in Europa, ma in Italia vince ancora chi subisce meno

Foto Pegaso

 

di Mario D’Amiano

 

Passano gli anni, i decenni e i ventenni, ma l’Italia resta la patria del difensivismo. Non basta giocare bene, bisogna subire pochi gol. Lo dicono i numeri: nelle ultime nove stagioni (quelle delle 20 compagini in massima serie), la squadra che ha vinto il campionato in otto occasioni ha avuto la miglior difesa del torneo. L’unica eccezione si è avuta nel 2006/2007, quando la Lazio, terza in classifica, subì solo 33 gol (uno in meno dell’Inter, formazione che vinse lo scudetto). Fin qui c’è poco di strano: la squadra più forte di solito subisce pochi gol. Ma allora perchè chi vince lo scudetto spesso non ha il miglior attacco? La spiegazione è facile da trovare. Basta guardare qualsivoglia match delle squadre in vetta nelle ultime stagioni. La Juve di Conte, il Napoli di Mazzarri, l’Udinese di Guidolin, il Milan di Allegri sono solo alcune delle squadre che hanno lottato per traguardi importanti nello scorso biennio. La Juve, il Napoli e l’Udinese hanno giocato con la difesa a 5: letali ripartenze e verticalizzazioni repentine i loro punti di forza. Difficile stravincere ogni partita con una simile mentalità. Ancor più difficile andare avanti in Champions League, dove una squadra italiana non supera i quarti di finale da 4 anni (l’ultima volta accadde nel 2009/2010, quando vinse l’Inter).

I numeri danno torto al calcio italiano, la differenza è abissale con gli altri campionati. In Premier League accade il contrario di quanto si verifica in Italia: chi vince il campionato ha sempre il miglior attacco e quasi mai la miglior difesa. Uno dei tanti esempi è della scorsa stagione, quando il Manchester United stravinse segnando 86 reti (20 in più del secondo milglior attacco) e subendo 43 gol (9 in più della miglior difesa). Una delle poche eccezioni è la vittoria del Manchester City nel 2011/2012, anche se bisogna sottolineare che la squadra era allenata non a caso da Roberto Mancini, tecnico italiano. In Spagna è ancor più clamoroso: vince il torneo chi supera di gran lunga i 100 gol segnati, mentre la palma di miglior difesa va spesso a club da terzo o quarto posto. In BundesLiga, invece, vince chi domina, cioè chi ha miglior attacco e miglior difesa. Abbiamo citato i principali campionati europei per far capire come il calcio internazionale sia nettamente differente da quello nostrano. L’Italia, come avviene spesso, è distante anni luce dai progressi che avvengono in Europa.

Il modo di intendere il calcio cambia e l’Italia non riesce a stare al passo coi tempi, come dimostrano le ultime disastrose uscite del cosiddetto ‘Italian Style’ in Champions League. La Juventus, baluardo e quindi emblema del football italico, arranca e non riesce ad andare oltre il pareggio contro squadre modeste. Proprio Conte, che a suo tempo mutuò il modulo da Mazzarri, è l’unico insieme all’ex Napoli ad aver giocato con la difesa a 5 in Europa. Il punto è che il trend è cambiato: il calcio difensivo – che grandi soddisfazioni regala in Italia – fuori dai confini non funziona più: vince chi mostra un gioco offensivo e spregiudicato. E’ prassi ormai considerare il Barça di Guardiola, insieme al Milan di Sacchi, come la squadra più forte della storia. E non è un caso che ambedue le compagini mostrassero un calcio diverso da quello italiano: prettamente offensivo e basato sul possesso palla. Il succo della questione è facilmente deducibile: in Italia vince chi si defende meglio, in Europa vince chi osa!

Grafico di Antonio Marino della pagina Facebook “11 Leoni Azurri”.

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