di Gianluca Vitale
Lituania, Belgio, Russia, Svizzera, Inghilterra, Scozia, Italia e infine Slovenia. Tomas Danilevičius è un calciatore giramondo che nella sua esperienza nel Bel Paese ha vestito, tra le altre, le maglie di Avellino, Juve Stabia e Livorno. Pochi come lui conoscono così bene le piazze campane e vivranno con tanto trasporto il prossimo impegno di campionato del Napoli. “Sono il primo tifoso del Livorno – racconta in esclusiva a NapoliCalcioLive.com – e non vedevo l’ora che tornasse in serie A. Domenica, però, sarà dura spuntarla al ‘San Paolo’. In Campania ho vissuto gli anni migliori della mia carriera. Ho conosciuto tante persone che mi sono rimaste nel cuore e credo che anche loro si ricorderanno di me, perché ho dato tutto in ogni partita”.
Quale l’insidia maggiore per gli uomini di Nicola in casa del Napoli?
“Sicuramente gli azzurri vorranno riscattarsi dopo la pesante sconfitta in Champions League. Sono una squadra importante per almeno trequarti di campo, vedo difficile far risultato contro di loro a prescindere, ma specialmente in un momento del genere”.
Crescita impressionante, quella di Paulinho, sul quale non a caso è già vigile la Juve. L’hai incontrato sia a Livorno sia a Grosseto.
“Il primo Paulinho era giovanissimo, praticamente un ragazzino. Si capivano da subito le sue qualità, ma come al solito in Italia si ha poca pazienza e non si dà il tempo di crescere ed affermarsi. L’esperienza chiave è stata nel Sorrento: due stagioni super che lo hanno fatto apprezzare, poi l’anno scorso è esploso definitivamente guidando il Livorno alla promozione. Vedrete che farà molto bene anche in Serie A. Se Reina dovrà temere qualcuno, quel qualcuno è sicuramente Paulinho”.
Sotto la guida di Mazzarri, una promozione col Livorno e tanti ricordi. Da allora il mister ne ha fatta di strada.
“Un grande exploit, il suo: Livorno, Reggina, Napoli e ora Inter. Il mister si è confermato e rinnovato negli anni. L’ho conosciuto in B ed insieme abbiamo vinto un campionato; già allora si vedeva che era molto capace. Con la Reggina ha fatto un capolavoro: partendo da -10 è riuscito a salvarsi. Poi la Sampdoria ed il grande salto col Napoli. Si parla molto di Benítez e del suo curriculum, ma nel suo ‘piccolo’ anche Mazzarri ha collezionato tanti successi. All’Inter si è vista subito la sua mano: sta allenando gli stessi giocatori che con Stramaccioni hanno stentato, ma con risultati completamente diversi. I numeri parlano per lui. D’altronde lo si era visto anche col Napoli. Sabato i suoi sono chiamati alla prova del nove e faranno bene contro la Roma”.
30 dicembre 2000. Il ventenne Danilevičius esordisce con la maglia dell’Arsenal nel match interno contro il Sunderland (2-2).
“Fu un periodo molto emozionante e positivo. Giocai poco, ma conservo un ricordo bellissimo perché avevo al mio fianco giocatori di fama internazionale da cui imparare tanto. Era ‘il vero Arsenal’, non quello di oggi: c’erano Henry, Bergkamp, Vieira, Kanu, Wiltord, Pires; insomma, tutti campioni d’Europa o del Mondo. Per un ragazzo della mia età, era un sogno”.
L’Arsenal di oggi non avrà i campioni d’allora ma è primo in Premier, ha stravinto col Napoli ed è tra le favorite per la Champions. Questione di mentalità o altro?
“Ho guardato la gara contro gli azzurri, la differenza a mio avviso l’ha fatta Wenger. Da quasi vent’anni è il mister dei Gunners, è tra i più preparati in circolazione e continua a dare lezioni di calcio a tutti. Non ha in rosa primissime linee come Ronaldo, Messi o Ibrahimović, eppure una formazione come il Napoli non è riuscita mai a entrare in partita per 90′. Wenger riesce sempre a tirar fuori il meglio dai giocatori a sua disposizione. Aspetta tutti: un lavoro in cui è molto bravo anche Mazzarri”.
A proposito di impazienza: dopo un’ottima stagione alla Ternana, Luigi Vitale è stato nuovamente ‘scartato’ dal Napoli e oggi gioca nella sua ex squadra, la Juve Stabia.
“Giocare a Napoli, da napoletano, è molto difficile. Hai addosso il doppio della pressione da parte di tutti: la piazza, la società e i compagni. Gigi voleva restare a Napoli e dimostrare di essere all’altezza, ma purtroppo per lui le cose sono andate diversamente. Ne ho conosciuti tanti di napoletani che non sono riusciti a rimanere nella loro città e che non sognavano altro. Un vero peccato”.
In gialloblù ha conosciuto poco Zaza, molto di più Sau. Il primo, già preso dalla Juve, ha sfoggiato il suo talento proprio contro il Napoli; il secondo sembrava in orbita azzurra la scorsa stagione. Tra i due, chi ha più possibilità di diventare un grande?
“Difficile scegliere, sono tra gli attaccanti italiani più promettenti e al tempo stesso due calciatori molto diversi. Sau per giocate ricorda Di Natale: ha grande qualità, è imprevedibile e rapidissimo; Zaza è un Trezeguet di turno, un attaccante di movimento e reattivo in zona gol. Sono davvero bravi, quest’anno potranno confermarsi e sono sicuro che faranno molta strada”.
Chiudiamo con una domanda sul futuro: quali sono le tue aspettative nel Gorica allenato da Apolloni?
“È un’esperienza nuova e stimolante. Siamo una squadra giovane ma motivata. Abbiamo alle spalle una società importante come il Parma, ci sono tutti i presupposti per fare bene, crescere qualche ragazzo e tentare di qualificarci per le coppe. Dopo qualche difficoltà iniziale ci siamo ripresi ed ora vogliamo continuare a migliorare. Una scommessa avvincente. Quando giochi per il Parma, lo ripeto, provi sempre una bella emozione”.
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