La statistica non è un’opinione: ma la sintesi di quei talenti apparentemente diversi eppure terribilmente eguali, la rappresentazione pressochè fedele d’una vocazione indiscutibile, la radiografia d’una inclinazione naturale ch’è ispirata da un codice genetico inattaccabile. Si scrive Higuain e però si pensa – inevitabilmente, innegabilmente – a Cavani: è in quel destino parallelo scandito a suon di gol, c’è l’essenza di due cannonieri così inevitabilmente distanti eppure amabilmente vicini. I numeri – a modo loro – non mentono: ma l’alba d’una nuova era è appena spuntata e magari sembrerà prematuro sbilanciarsi a dar di conto, a scovare analogie, a scavare nella superficie d’una stagione che ha moltissimo da dire e altrettanto da offrire; però in quella palla di cuoio si può leggere il passato (certo che sì) e magari è persino possibile andare ad interpretare i segnali che trascinano nel futuro. Il meglio del Cavani napoletano è nelle tre reti in quattro giornate di campionato nella stagione del suo avvento; e Higuain gli è già a fianco.
GLI SHOW – C’era una volta: le favole hanno un inizio e, maledizione, pure una fine, ma il principe azzurro dell’ultimo triennio mise immediatamente in chiaro che il Regno di Napoli sarebbe stato suo, almeno fino all’arrivo di principi e sceicchi e d’una cascata di danaro utile per andare a cercare nella pipita d’oro il proprio erede e di lasciarsi alle spalle non solo le centoquattro reti certificate pure nella memoria ma anche la riconoscenza eterna per una città e per una squadra che gli sono rimaste nel cuore e al quale ha inviato attraverso Sky l’ennesimo messaggio carico di distensione. “Il calcio è questo e la mia cessione rientra tra le ipotesi possibili. E non penso assolutamente che il Napoli stia facendo grandi cose grazie alla mia cessione: non è stato fondamentale cedermi per arrivare a tanto. Piuttosto, ai successi hanno dato slancio un ottimo impianto di gioco, la forza del gruppo. E io spero che possa essere una grande stagione”. Il primo Cavani è una macchina stupefacente che viaggia a velocità supersonica: cinque reti in sei partite, la doppietta all’Elfsborg nel debutto da titolare e i titoli d’avvio che inducono a lasciarsi andare.
REPETITA IUVANT – Sessantaquattro milioni d’euro, una cascata di danaro che si sostituisce alla pioggia di reti e ch’è servita (in parte) per garantire che continuasse a diluviare in quel giardino della felicità ch’è il San Paolo: il bigliettino di presentazione di Gonzalo Higuain è infarcito di cifre pazzesche (se vi bastano: centosette reti con il Real Madrid nella Liga, pur senza essere l’unico attaccante o il titolarissimo del ruolo) e l’ouverture sul palcoscenico d’uno stadio per tenori è egualmente da star: il digiuno con il Bologna, poi un assolo a Verona con il Chievo, uno con l’Atalanta, uno al Borussia Dortmund e l’ennesimo alla Scala del calcio, un teatro che ha spinto per l’ennesima volta a interrogar le stelle per provare a capire chi sia il più forte tra Cavani e Higuain, semmai l’uno potesse essere considerato superiore all’altro… L’opinione è comunque racchiusa nella statistica, nella semplicità con cui le “simpaticissime canaglie” se la sbrigano in area di rigore e ognuno a modo suo: per ora, l’uno e l’altro (quasi) pari sono…
Fonte: Corriere dello Sport
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