Hamsik: “Scudetto, 20 gol e pallone d’oro. A Napoli vieni contagiato dall’antipatia per la Juve”

 

 

Marek Hamsik ha rilasciato una lunga intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’, in cui ha parlato delle ambizioni della sua squadra e di quelle personali, della differenza rispetto allo scorso anno, del suo rapporto con i tifosi e tanto altro. Di seguito ve la proponiamo

 

 

Partiamo col botto, Marek: il suo Napoli è da scudetto?
«Sicuramente, questo potrà essere l’anno buono».
Sarà una sfida Napoli-Juve?

«Ci sono sei squadre con possibilità più o meno simili di vincere. L’Inter ha fatto un grande affare prendendo Mazzarri; la Fiorentina un grande mercato; il Milan c’è tutti gli anni. Noi forse abbiamo qualcosa in più e abbiamo la consapevolezza di poter vincere. La Juve è ancora favorita, comunque. Lo scorso anno abbiamo lottato fino a 6-7 partite dalla fine, adesso vogliamo migliorarci e, dunque, vincere il titolo». 

 

Dica la verità, anche lei come i tifosi quando vede bianconero diventa furioso?
«Vivendo a Napoli è normale che si venga contagiati dalla antipatia della gente per la Juve. Certo, non posso dire che si tratti di una partita come tutte quante le altre, la tensione dell’ambiente l’avvertiamo tutti».
La gente è esaltata per il primato in classifica. Leggendo le sue previsioni potrebbe impazzire, le pare?
«Il primo posto è importante, significativo per quelle che dovranno essere le nostre ambizioni. Ci dà fiducia e ci consente di continuare a ragionare da grande squadra. Questo momento di gloria ce lo meritiamo, ma evitiamo di correre troppo, si sono giocate appena tre giornate, il traguardo è lontanissimo».
Insieme al primato in classifica c’è pure quello suo, personale, nella classifica dei cannonieri. Vuole prendersi proprio tutto, quest’anno?
«Non credo che terrò fino in fondo. Certo, realizzare 4 reti nelle prime 3 partite non m’era mai successo, è una novità assoluta».
C’è un motivo in particolare che le permette di essere più presente sotto porta?
«Il ruolo, probabilmente. Ora gioco da seconda punta, più vicino all’area. Ma, ripeto, non sarà facile tenere testa ai veri goleador del campionato. Gente come Balotelli, Di Natale sarà difficile che falliscano».
Qual è il suo obiettivo, al di là di quelli della squadra?
«Vorrei realizzare 20 gol. Comunque, vedremo più avanti se è un caso che sto segnando tanto, in precampionato con lo stesso modulo non avevo mai segnato. In questo sistema di gioco, comunque, mi trovo benissimo, per me è cambiato qualcosa ma non drasticamente. In due mesi si vede già il lavoro di Benitez».
Facciamo un po’ di conti: Maradona s’è fermato a quota 115 reti. Lei, finora, ne ha realizzati 75. Dunque, gliene mancano 40 per eguagliarlo: l’impresa sarà possibile?
«Credo proprio di sì, raggiungere il grande Diego mi farebbe entrare di diritto tra i grandi della storia della società».
Restando in argomento, ha visto Vidal? Ha segnato un altro gol pesante. In questo periodo vi state contendendo la scena a quanto pare.
«Mi piace tantissimo, sicuramente è più completo di me, perché lui sa fare bene anche la fase difensiva che a me manca».
Siamo nel mondo dei sogni, Marek. Allora, tra le sue ambizioni c’è pure il Pallone d’oro?
«E perché no? Sarà importante, tuttavia, vincere prima qualcosa con la squadra, magari lo scudetto o la Champions. Dopodiché ne potremo riparlare, le due cose vanno di pari passo, ma prima deve fare bene il Napoli».
Commentando l’acquisto di Bale da parte del Real Madrid per 100 milioni, Benitez ha detto che lei vale molto di più: da che parte sta?
«Mi fa piacere che mi stimi tanto. Io mi sento tranquillo e desideroso di fare ancora meglio qui, dove la gente mi vuole bene e mi sento un idolo. Ho conquistato i tifosi, sento la loro fiducia e cambiare squadra, in questo momento, sarebbe davvero dura perché qui c’è un progetto importante e stiamo lottando per tutto. Diversamente, Higuain e Callejon non avrebbero mai lasciato il Real per venire a Napoli. E questo dimostra la nostra crescita. Ci sono squadre che hanno tanti soldi, ma molti debiti. Qui, invece, si coniugano i risultati sportivi con il fair play finanziario, siamo un esempio».
Da Cavani a Higuain: che cosa è cambiato?
«Sono due grandi attaccanti, ma diversi. Cavani è una punta che segna tantissimo. Magari Gonzalo non segnerà 30 gol, ma alcuni di noi potranno realizzarne tra 10 e 15. Insomma, il gioco è diverso rispetto al passato, si ragiona di più sul possesso palla e siamo più aggressivi».
A proposito di aggressività: può dirci la verità, una volta per tutte, su quell’episodio che la vide protagonista con Gattuso, a San Siro, nel novembre 2008? È vero che dopo quel fallo, il giocatore del Milan la minacciò di brutto e da quel momento giocò timoroso?
«Allora avevo 21 anni, ero giovanissimo, e lui era già un giocatore importante. Preferii stare zitto, non rispondergli, per evitare l’ammonizione. Di carattere, comunque, sono tranquillo».
Da Mazzarri a Benitez, cos’è cambiato sul piano del gioco?
«Il primo ci ha dato tanto in 3 anni e mezzo, da metà classifica siamo arrivati due volte in Champions. Con Benitez il cambiamento è stato radicale. Facciamo più possesso di palla e siamo più aggressivi, non aspettiamo più gli avversari, ma li attacchiamo».
Chiudiamo con la Champions, mercoledì ci sarà l’esordio contro il Borussia Dortmund: se la sente di fare un pronostico, Marek?
«È difficile, ma sono fiducioso. Anche due anni fa finimmo in un girone infernale con Bayern, Manchester City e Villarreal, eppure ci qualificammo per gli ottavi. Ora più di allora mi sento di dire che ce la possiamo giocare con tutti».

 

A.I.

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