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Dzemaili allo scoperto: “A Napoli niente vita privata, ma per un calciatore è un’esperienza unica. Ho il piglio del vincente, lotto per un posto”


Immagine: Reto Oeschger

 

Non solo Behrami, anche Dzemaili dal ritiro con la Nazionale svizzera apre le porte di se stesso e si racconta al quotidiano elvetico Derbund.ch, rilasciando una lunga intervista; di seguito le parti salienti:

CAPITOLO NAZIONALE – Sono felicissimo con la Nazionale. Mi sento bene ogni volta che vengo convocato. Con questa squadra ci divertiamo dentro e fuori dal campo, però ognuno di noi sa quando finisce il divertimento e inizia la serietà. La Nazionale rappresenta l’occasione per restituire qualcosa a questo paese. Io non sono al cento per cento svizzero, però mi ha dato tanto: la possibilità di diventare un calciatore e di condurre una buona vita. Cosa che difficilmente sarebbe stata possibile in Macedonia. Ho sempre saputo che avrei giocato in questa Nazionale, soprattutto perché non ho mai avuto richieste dalla Macedonia. Anche se mi avessero cercato, comunque avrei scelto la Svizzera, in primo luogo, e dico sul serio, perché in questo modo posso fare qualcosa per ringraziare la Svizzera e poi perché voglio vincere qualcosa nella mia carriera. Con la Svizzera ho sicuramente più possibilità di qualificarmi per una finale. Vedo un grande potenziale nel nostro calcio e credo che possiamo aspettarci di più per il futuro. Fin ad ora, però, purtroppo non ho potuto dare quello che avrei voluto, perché da quando Ottmar Hitzfeld ha preso la guida della Nazionale, io ho perso il posto da titolare, avendo subito una lesione del legamento crociato”.

Ammette, proseguendo: “Spesso mi sono sentito frustrato dal dovere stare sempre in seconda fila,  ma sono riuscito a superare la delusione grazie al riconoscimento che ho avuto nel mio club. Mi ha aiutato. Cosa dovrei fare? L’unica soluzione sarebbe quella di restare a casa, ma non ho mai fatto un discorso del genere, perché alla fine sono riuscito a giocare con ogni allenatore. Continuo a combattere con lo stesso atteggiamento per guadagnarmi il mio posto in Nazionale. Il giorno prima della partita in casa contro il Cipro, quando ho saputo che non avrei giocato ero molto arrabbiato. Ho chiamato il mio agente e lui mi ha detto solamente: “Vuoi essere un perdente?” Questa frase mi ha stimolato. Ero arrabbiato, ma non mi sarebbe mai venuto in mente di lasciare.

 

CARATTERE – “Il mio carattere combattivo è qualcosa che ha a che fare con la mia storia privata. Ho subito un infortunio al legamento crociato prima dei Mondiali 2010 che mi ha fatto perdere le sfide in Sudafrica. Dovevo alzarmi di nuovo e c’è stato bisogno di tanta forza di volontà. Sono sempre stato uno che vuole vincere. Non riesco nemmeno a perdere una partita in allenamento. Gli infortuni sono come una sconfitta, ma io non mi arrendo. So di cosa sono capace. Tutto questo ha a che fare anche con l’orgoglio. Nella mia carriera tutto è andato molto velocemente, in Svizzera si parlava molto di me fin da quando avevo venti anni e tutto è cambiato in un attimo a causa dell’infortunio. Non è stato semplice rialzarsi per uno che come me aveva sperimentato solo elogi e giorni di gloria”.

CAPITOLO NAPOLI – Gli viene chiesto in primo luogo: “Il tuo percorso ti ha portato a Napoli. Lì la sua vita privata…”, risponde: “… Non esiste (ride), poi aggiunge: “Spesso vorrei starmene tranquillamente seduto in un bar, ma a Napoli puoi dimenticartelo. Sarei riconosciuto da tutti e comincerebbero a farmi domande del tipo “Perché giocate in questo modo e non con un altro sistema? Perché uno fa questo e un altro non lo fa?”. A Napoli ogni tifoso è anche allenatore. Anche se questo può essere un aspetto difficile, allo stesso tempo è anche il lato bello della città. Per un calciatore giocare a Napoli è qualcosa di unico, con queste emozioni, questa passione e quest’atmosfera nello stadio… Incredibile! Posso raccontarvelo, ma probabilmente, per capirlo davvero, dovreste aver provato a vivere a Napoli”.

In merito alle ‘questioni di campo’ afferma: “A Napoli giochiamo tutti e tre(Inler e Behrami, ndr). In Nazionale fino ad ora le gerarchie sono chiare: prima vengono Inler e Behrami, e poi dietro ci sono io. Al Napoli siamo tutti sullo stesso livello. Nella vita privata abbiamo poco a che fare uno con l’altro, non siamo i tipi che passano notte e giorno insieme. La concorrenza è concorrenza, ma certo non ci ostacoliamo tra di noi”. 

VITA PRIVATA –“Assolutamente non sono una persona che vive giorno e notte di calcio. In questo senso sono cambiato molto negli ultimi anni. Non seguo molto il calcio in tv. Se sono in vacanza, praticamente non guardo mai la televisione. Nel tempo libero leggo, navigo in Internet, sto con i compagni.  Ho limitato il mio interesse per calcio, le priorità sono cambiate.  Non necessariamente corro a casa se so che stanno per trasmettere Real Madrid-Barcellona. Quando avevo 18 anni il calcio era il mio primo pensiero, oggi non è più così. Il fatto che non sia cresciuto in una famiglia ricca, inoltre, mi aiuta a mantenere i piedi per terra e limitarmi nonostante i soldi.  Io guadagno bene, ma prima di spendere un franco, penso se ha senso. Se vedo un bel paio di scarpe, però costoso, non lo compro. Non spendo in una sola volta tanti soldi in un negozio. Questo non vuol dire che io non mi curi. Ho comprato una macchina per la prima volta dopo 27 anni. Certo, una Ferrari ma prima di questo ho sempre guidato auto che gli sponsor mettono a disposizione del club. La cosa più importante è solo la mia salute.”

S.U.

Sabrina Uccello

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Sabrina Uccello

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