Benitez accende la piazza: come nasce un amore

 

 

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Avevano flirtato, guardandosi prima con qualche timidezza, poi uscendo per un paio di appuntamenti estivi. Ora tra Napoli e Rafa Benitez e’ scoppiato l’amore. Don Rafe’, come gia’ molti lo chiamano nei bar e negli uffici della citta’, che oggi cominciano ad animarsi dopo la pausa estiva, ha conquistato tutti, rivelando quelle caratteristiche che lo stesso De Laurentiis aveva delineato al momento dell’addio di Mazzarri: ”Voglio un tecnico che impari il napoletano e viva la citta”’. Detto, fatto. Prima ancora di arrivare, Benitez ha dialogato con centinaia di napoletani che sul suo sito web hanno risposto alla domanda: ‘quali luoghi di Napoli devo visitare?’. E non era tanto per dire: Benitez gia’ conosce Napoli, da buon madrileno, ha visitato Palazzo Reale, la residenza dei Borboni, ma anche, seguendo i suggerimenti dei napoletani, il Cristo Velato. Anche nella blindata Castel Volturno non si e’ sottratto all’abbraccio dei fan, mentre ieri allo stadio ha scherzato con i fotografi, facendosi fotografare con loro. Insomma, lavorare con serieta’ ma senza prendersi sul serio 24 ore su 24, questo il modus operandi di Benitez, una filosofia che incarna alla perfezione il profilo di qualunque lavoratore napoletano. E’ questa, al di la’ della vittoria di ieri, il vero motivo dell’amore tra Rafa e la citta’. Poi, certo, c’e’ il 3-0 al Bologna, che ha portato il tecnico a dire: ”Questo e’ il migliore esordio della mia carriera”. Eppure di esordi da incorniciare Rafa ne ha avuti, basta ricordare quel 25 agosto del 2001, quando alla prima di campionato nella Liga sconfisse 1-0 il Real Madrid, oppure il 3-1 alla Roma con cui la sua Inter sconfisse i giallorossi nella Supercoppa italiana del 2010. Gli altri due esordi finirono pari in gare mica da poco: nel 2004 fece 1-1 con il suo Liverpool contro il Tottenham, mentre lo scorso anno un Chelsea che arrivava da tre ko di fila fermo’ sullo 0-0 i campioni in carica del Manchester City alla prima di Rafael.

Ieri, al San Paolo, e’ finita invece in trionfo con i 40.000 di Fuorigrotta che gia’ alla mezz’ora hanno dimenticato Walter Mazzarri, l’allenatore vincente ma che non ha mai avuto un rapporto forte con la citta’, e hanno cominciato ad avere voce e occhi solo per il “loro” Benitez e per una squadra che, ormai, sembra avviata a parlare e giocare un calcio italiano in salsa spagnola. Eppure i napoletani non volevano far partire Mazzarri, preoccupati che si spezzasse una magia di quattro anni di soddisfazioni. Ma Benitez, il suo calore, la sua psicologia e il gioco che sta costruendo con le maglie azzurre hanno fugato tutti i dubbi e travolto Napoli, dal San Paolo ai vicoli di Forcella: Benitez ha messo in campo una squadra aggressiva, che corre tanto, sa gestire il pallone ma non ha dimenticato come si riparte, sa fare tiki-taka e penetrare la difesa avversaria, a volte anche con un semplice sberleffo. Insomma: lo scugnizzo dei vicoli che gioca per la Champions League. Un gioco apprezzato anche dai calciatori che hanno gia’ sposato lo spirito partenopeo di Benitez e la sua causa a cominciare da Hamsik, ieri capitano e ormai leader indiscusso del gruppo. E ora ai tifosi e’ concesso sognare, pensando ancora una volta agli esordi di don Rafe’: 2001, a Valencia arriva Benitez e vince la Liga al primo colpo; 2004, Rafa sbarca a Liverpool e alza la Champions League; 2012, subentra a Di Matteo al Chelsea e vince subito l’Europa League. ”Siamo solo all’inizio – ha scritto oggi Benitez sul suo sito – ma se continuiamo cosi’ ogni risultato e’ raggiungibile”. E se lo dice lui…

Fonte: resport.it
G.V.

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