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ESCLUSIVA – Pagliuca: “Domenica il Napoli può perdere. Voglio chiarire quel che successe al San Paolo…”

 

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di Gianluca Vitale

 

In occasione di Napoli-Bologna, la redazione di NapoliCalcioLive.com ha contattato in esclusiva Gianluca Pagliuca. Terzo nella classifica di presenze nella storia della Serie A (davanti a lui solo Javier Zanetti e Paolo Maldini, ndr), l’ex portiere della Nazionale è oggi tra i coordinatori delle Giovanili del club emiliano.

 

Che partita si aspetta?

“Prevedo una gara difficile. Le prime giornate possono nascondere delle insidie per chi, come il Napoli, è chiamato a far bene sin dall’esordio. Il Bolgona è un po’ la bestia nera degli azzurri e specie al San Paolo ha sempre disputato ottime prestazioni. Fossi in Pioli proverei a segnare subito per poi gestire nella ripresa. Sono sicuro che possiamo portare a casa il risultato”.  

 

Higuaín, Diamanti, Hamšík, Kone… chi sarà il più decisivo?

“Vi sorprenderò e dirò: Bianchi. Higuaín è sicuramente il più atteso, Kone quello da tenere d’occhio dopo le sfide dell’anno scorso. Eppure, proverbialmente a Fuorigrotta va in gol chi non ha mai segnato con la propria squadra…”.  

 

Che effetto le farà vedere Pecchia in panchina?

“Sarà bellissimo. Insieme ne abbiamo passate tante (1996 nella Nazionale Olimpica, dal 2001 al 2004 nel Bologna e dal 2006 al 2007 ad Ascoli, ndr) e se avrò occasione lo saluterò con gioia. Benitez è fortunato: ha un collaboratore tatticamente molto preparato e davvero unico sotto il profilo umano. Fabio è una persona squisita. Già quando giocava ragionava come un allenatore in campo: è tagliato per questo lavoro e son certo che diventerà un grande.  Gli rivolgo il mio ‘in bocca al lupo’:  chissà che tra qualche anno non diventi il nuovo Montella…”.  

 

Da ex interista e simpatizzante nerazzurro, come giudica Benitez? Meglio lui o Mazzarri?

“Benitez ha un’esperienza invidiabile. È bravo, e in fin dei conti l’anno di Milano è l’unico in cui ha veramente steccato. Adesso vive in una dimensione completamente diversa: Napoli è la piazza ideale, sembrano fatti l’uno per l’altra. A differenza sua, però, Mazzarri parte avvantaggiato: non avere impegni europei lo aiuterà ad iniziare senza troppe pressioni. Disputerà una buona stagione, ne sono convinto. D’altronde lo conosco. Ha parlato con affetto degli anni passati, ma ora è concentrato e vuole vincere con l’Inter. La sua avversaria diretta è la Juve. Vedo i bianconeri favoriti, poi  le milanesi a giocarsi gli altri posti con Napoli e Fiorentina”.

 

Gamberini in prestito al Genoa. Bigon potrebbe pentirsene?

“Forse sì. Ho visto crescere Alessandro: ero lì quando esordì in Serie A e c’ero anche quando lasciò Bologna. Un grande talento, forse un po’ sfortunato. Sarebbe stato bello riaverlo con noi per fargli finire la carriera dove l’ha iniziata. Ha ancora molto da dare, difensori come lui farebbero comodo a chiunque”.  

 

Reina al Napoli per De Sanctis alla Roma: chi ci ha guadagnato?

“La rosa dei capitolini è sempre stata buona, ma prima hanno venduto Osvaldo e adesso trattano per Lamela: i più importanti o hanno lasciato o sono ormai in partenza. De Sanctis è un professionista ‘navigato’, ‘collaudato’,  eppure  la Roma la vedo indebolita. Diverso il discorso del Napoli:  Reina ha fatto benissimo in Spagna e in Inghilterra; è un calciatore di spessore internazionale e di indubbio affidamento. Non sarà facile sostituire Morgan, è vero, ma Pepe ha già vinto diverse competizioni e assicura ottime prestazioni anche in Champions. Curriculum alla mano, con lui si fa un passo avanti”.  

 

Rafael il ‘nuovo Julio Cesar’: un paragone che stona?

“Certamente parliamo di un buon portiere. Qui da noi potrà crescere in fretta, specie alle spalle di Reina. Tuttavia mi sembra prematuro fare  accostamenti. Non dimentichiamo che anche Stekelenburg, giusto per restare in tema ‘giallorosso’, aveva ottime referenze ma poi ha incontrato diverse difficoltà. Per gli stranieri non è facile imporsi subito: diamogli tempo”.  

 

Di rimando, piedi di piombo anche con Zapata…

“Esatto”.  

 

L’attaccante dell’Estudiantes è l’ennesimo colombiano di grandi prospettive. Come si spiega questo exploit?

“È una questione generazionale. Ad oggi la Colombia è un po’ il nuovo Cameroon. Armero, Zuniga, Cuadrado, Ibarbo… sono tutti fortissimi. Personalmente non conosco Zapata ma me ne hanno parlato bene. Ormai i buoni giocatori vengono dall’estero; il motivo è che alla base c’è una mentalità diversa:  lì hanno la possibilità di ‘farsi le ossa’ confrontandosi con i più anziani, cosa che qui non avviene. Solo così si sviluppano spalle forti e si migliora…”.  

 

Dai talenti stranieri a quelli nostrani:  Del Piero ha ‘incoronato’ Insigne come uno dei suoi eredi…

“Devo dire che in parte ci sta. Per alcune movenze, Lorenzo ricorda infatti il primo Alex. Anche se, come dicevo, l’importante è dare ai ragazzi una propria identità, liberandoli da certi confronti. Insigne è Insigne e deve crescere come tale. Se andrà per la propria strada potremo anche vederlo al prossimo Mondiale”.  

 

Semifinale di Coppa Italia del ’97, Napoli-Inter 6-3 dcr; cosa successe davvero nel post-partita? Da quel momento, per lei solo fischi al San Paolo…

“Niente di che… Ebbi da ridire con qualche giocatore: cose che capitano. Ormai sono vecchi ricordi, figuriamoci se porto rancore. Probabilmente qualche mia dichiarazioni venne strumentalizzata contro i napoletani. Non ho motivo di provare astio nei loro confronti: sono simpatici, ne conosco una marea e molti di loro sono miei amici. Quando giochi a calcio ci può stare un gesto goliardico tra colleghi o qualche screzio coi tifosi avversari,  ma sinceramente non credo che me ne vogliano per questo. Almeno spero…”.

   

©RIPRODUZIONE RISERVATA (consentita solo previa citazione della fonte: WWW.NAPOLICALCIOLIVE.COM)

 

Antonio Papa

Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!

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