Rafa Benitez sul suo sito ufficiale si è soffermato sul problema infortuni e sui metodi di allenamento che farà seguire alla squadra: “Questo è, e sarà nei prossimi mesi, un argomento di forte dibattito. Nessuna squadra è immune dagli infortuni sportivi, particolarmente le squadre che giocano più partite, con un maggiore sforzo fisico, soggette a viaggi più lunghi e che riscuotono maggiore successo nei tornei; di conseguenze, queste squadre giocano più a lungo e soprattutto con un’intensità più alta verso la fine della stagione.
Questo quindi ci porta a chiederci – si possono evitare gli infortuni sportivi? La risposta è un chiaro “no”. Tuttavia, è possibile lavorare in modo da prevenire e ridurre il numero di infortuni.
Ma, affinché questo avvenga, è chiara, secondo me, la necessità di avere un dialogo aperto ed una comunicazione costante con l’intero staff medico e con i giocatori. La peggiore situazione in cui ci si può trovare, e parlo per esperienza, è che ci siano persone che agitano le acque e poi danno la colpa ad altri per non prendere le proprie responsabilità. E, certamente chi poi soffre alla fine è la squadra, il gruppo…
Lavorando con squadre diverse, ho sempre cercato di affrontare il problema spinoso degli infortuni e nella maggior parte dei casi, i miei sforzi hanno avuto successo, con poche eccezioni a parte.
Al Real Madrid, ho avuto la fortuna di lavorare con un ottimo dottore, Miguel Angel Herrador, una piacevole persona, eccezionale nella sua professione, che diventò in seguito il mio professore di Medicina Sportiva all’Università. Inoltre, gli infortuni contratti durante la mia carriera calcistica, mi fornirono un’idea in materia, il che mi concede una certa autorità nell’esprimermi su come il dipartimento medico dovrebbe lavorare a riguardo di lesioni muscolari.
Nel Valencia, la coordinazione tra staff medico e staff tecnico ci permise di utilizzare il famoso sistema di rotazione quando ben poche persone lo stavano utilizzando e ciò massimizzò la performance dei giocatori. Abbiamo sempre basato tutto sulla nostra percezione della condizione dei giocatori, unita all’analisi dei dati che ottenevamo dai test che monitoravano i giocatori periodicamente.
È chiaro che il basso numero di infortuni e i trofei vinti sono stati il risultato di un lavoro professionale e della cooperazione tra lo staff. Lo stesso riguardo il periodo speso a Valladolid, Almendralejo (CF Extremadura) e Tenerife. In tutte queste squadre abbiamo creato delle buone relazioni con lo staff medico.
A Liverpool FC, abbiamo lavorato con la stessa professionalità e coordinazione con lo staff medico fin dall’inizio e solo nell’ultima stagione abbiamo avuto più infortuni del solito, e ciò ci rese meno effettivi perché non potevano ruotare nel modo necessario certi giocatori.
Ora che si può vedere la lista delle partite, è possibile comprendere che i mesi di ottobre e novembre sono quelli in cui avvengono i numeri più alti di infortuni, a causa del numero di partite nel campionato, la Champions League, le partite che si susseguono una dopo l’altra e le condizioni del campo a causa del brutto tempo.Nonostante questo, il tempo speso lontano dal campo a causa di infortuni muscolari è stato, per tutti i team sopraccitati, di 10 giorni inferiore rispetto alla durata di quelli all’Inter Milano. Strano.
Senza ombra di dubbio, il ritmo di lavoro negli allenamenti è un fattore da tenere in considerazione, ma ce ne sono anche altri, come vedremo alla fine di questo articolo. Il nostro lavoro giornaliero è generalmente distribuito con l’80% del tempo speso con la palla e il 20% senza. In passato, le squadre facevano molto più allenamento senza la palla, ma negli ultimi anni, tutti gli allenatori hanno preferito utilizzare di più la palla. Ad ogni modo, è indispensabile avere una parte dell’allenamento senza la palla per compensare lo squilibrio muscolare creato dalla natura del gioco.
Nel mio staff tecnico ho due ottimi preparatori atletico, tra cui uno specializzato nella prevenzione e riabilitazione delle lesioni, ma non ci si può aspettare che lavorino da soli. Il nostro modo di lavorare per evitare gli infortuni può solo essere frutto della collaborazione con il personale medico fin dall’inizio, in modo da avere un chiaro programma di lavoro e al fine di massimizzare la prevenzione… Quando si verifica un infortunio, la diagnosi e il trattamento successivo sono essenziali per evitare nuove lesioni. A tal fine, lo staff medico deve co-ordinarsi con il personale tecnico. Sono loro a progettare le sessioni di allenamento, il carico di lavoro e il lavoro di prevenzione o compensazione supplementare svolto dal personale medico che, pertanto, deve essere preso in considerazione dal preparatore atletico, che a sua volta ha un carico di lavoro da organizzare. Sono serio nel raccontarvi che siamo rimasti scioccati quando la mattina di un importante partita, abbiamo trovato un allenatore atletico del dipartimento medico che stava facendo pesistica con alcuni giocatori. Ciò può solo risultare nel sovraccarico muscolare e quindi in un maggiore rischio di infortuni.
Stranamente, sta diventando sempre più comune tra i giocatori tornare al paese d’origine per i trattamenti. Per fermare questa tendenza è fondamentale creare una fiducia totale all’interno della squadra nei confronti del personale medico, che, a sua volta, ha il dovere di risolvere il problema.
Per studiare le lesioni muscolari, soprattutto quelle ischio-tibiali, è essenziale conoscere i fattori coinvolti:
La storia delle lesioni: il fatto di aver precedentemente contratto un infortunio muscolare aumenta il rischio di un nuovo infortunio. All’Inter, l’80% delle lesioni si è verificato nello stesso gruppo muscolare durante le due stagioni precedenti.
Squilibrio muscolare: tra quadricipite e ischio-tibiale (muscoli della coscia anteriore e posteriore). È necessario un lavoro specifico senza la palla per risolvere questo squilibrio.
Età: più passano gli anni per un giocatore e più aumentano i rischi di infortuni, specialmente a livello muscolare; qui entra in gioco il fattore biologico dell’età, quindi bisogna tenere in conto che i giocatori più anziani hanno avuto più ore di pratica, centinaia di partite e di sessioni di allenamento nei muscoli delle gambe.
Altri fattori: altri fattori che aumentano il rischio di lesioni sono, ad esempio, l’etniadel giocatore (i giocatori di colore sono più inclini a lesioni muscolari perché, in genere, hanno muscoli più esplosivi), affaticamento (un muscolo stanco ha probabilità più alte di lesione perché la sua funzionalità è cambiata); un riscaldamento inappropriato o abitudini come il fumo, l’alcol, un livello di riposo e una dieta non adeguati, aumentano il rischio di lesioni muscolari.
Un infortunio quindi, sarà il frutto di cause molteplici e i giocatori esposti a più fattori di rischio, come quelli sopraccitati, saranno inclini a soffrire maggiormente di lesioni muscolari.
Un buon metodo di lavoro e la co-operazione tra personale tecnico e medico è perciò fondamentale per ridurre il numero degli infortuni. Ma non possiamo dimenticare un principio base: oggi giorno il calcio è più veloce e più impegnativo di quanto non fosse in passato. Si giocano più partite e ci sono più partite internazionali. Per i club calcistici e per le squadre nazionali, il numero maggiore di viaggi è un fattore aggiuntivo da tenere in considerazione. Il risultato è che i giocatori contraggono più infortuni rispetto al passato. Perciò è necessario essere più meticolosi. Non esiste nessuna formula magica per evitare infortuni, ma si può sicuramente lavorare per ridurre al minimo i numeri di lesioni“.