di Gennaro Arpaia
Si chiama Christian Benteke, è nato a Kinshasa il 3 Dicembre di ventitre anni fa, ed è la stella nascente tra gli attaccanti del vecchio continente.
Fisico statuario, 191 centimetri lastricati di brillantina africana pura su cui si distribuiscono 82 chilogrammi di talento, velocità e prontezza ai limiti dell’immaginazione, corsa e killer instinct da fare invidia a molti, Benteke è un attaccante giovane ma già completo per la sua età, con margini di miglioramento che farebbero impallidire i più esperti.
Nato nel cuore dell’Africa nera, appena sotto la linea dell’Equatore, la storia di vita e calcistica del giovane Benteke incontra il suo punto di svolta quando, con tutta la famiglia e a causa dei numerosi conflitti del regime Mobutu che ne mettono a repentaglio la sicurezza, parte per il Belgio trovando a Liegi un nuovo futuro.
Proprio li, un giovane Christian conosce il gioco del calcio, cosi spartano e approssimativo nel suo paese d’origine, cosi raffinato e scolastico nei Paesi Bassi.
La sua giovane carriera comincia alla JA Pierreuse, piccola squadra di Liegi, prima di passare proprio allo Standard Liegi, prima squadra ad intuirne le capacità.
A scommettere però su di lui sarà il Genk, con cui esordirà tra i Pro a diciassette anni. Dopo qualche anno di gavetta, in cui girerà tutto il Belgio, torna al Genk nel 2011 ed esplode: le 37 apparizioni e 19 reti attirano l’interesse di molti club, tra Premier e Liga.
Christian sceglie l’Inghilterra, e l’Aston Villa non se lo scorderà: al primo anno 34 partite e 19 gol, non male per un esordiente.
Con lui i Villans ottengono la salvezza sperata, ma adesso tutta l’Europa cerca il suo goleador.
Destro, sinistro, testa, di potenza o con precisione e raffinatezza. Il parco di colpi a disposizione del belga-congolese è già ampio e con ampi margini evolutivi. Anche in nazionale, per lui quella belga, dal 2010 ad oggi è diventato punto di riferimento: già 6 marcature in 14 incontri.
Prima punta moderna, di quelle che oggi pagheresti oro, il valore di mercato è ancora accessibile anche ai club italiani. Non ancora per molto, però, perché il “Carrarmato“, come lo chiamano dalle parti di Villa Park, è destinato ad entrare nell’Olimpo dei centravanti molto presto.
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