di Antonio Izzo
Chissà la prossima stagione, quando l’Hellas approderà di nuovo al San Paolo, che accoglienza ci sarà da parte di Napoli e dei napoletani! Per un paio di puntate abbiamo raccontato quella poco benevola riservata ai partenopei al “Bentegodi”. Diciamolo anche, razzista! Perché è soprattutto di questo che abbiamo ampiamente trattato anche attraverso il racconto di Diego. Erano i lontani anni Ottanta, lontani quanto vicini, visto che nel Belpaese ci sono ancora oggi “politici intolleranti” che pronunciano il nome di Napoli a mo’ di scherno. Politici. Figuriamoci che bell’esempio per gli scalmanati da stadio. Ma torniamo seri!
IL DRAMMA VERONESE – Le risposte del San Paolo all’idiozia manifestata in taluni stadi italiani, sono state sempre argute, ironiche, piene di fantasia. Lo striscione “Giulietta è ‘na zoccola e Romeo ‘o cornuto” è considerato uno degli esempi più lampanti in tal senso. Ma nel teatro del San Paolo non dimentichiamo che la rappresentazione del dramma veronese si manifesta nell’”Arena” verde. La tragedia del 20 ottobre 1985 la vive tutta il Verona campione in carica di Bagnoli, che arriva a Fuorigrotta alla settima giornata. Dopo la salvezza dell’anno precedente, Diego punta in alto e inizia a dettare i versi del capolavoro. Letteralmente indemoniato, perché il buon nome suo e del Napoli erano stati infangati l’anno precedente in trasferta.
IL CALCIATORE CHE PENSA CON I PIEDI – Chi non conosce appieno Diego Armando Maradona non può non vedere quel Napoli-Verona. Il D10s entra in tutte e cinque le reti e non solo: rapidi assoli, assist, pali, ‘mano di Dio’ provate e gol. Il gol dei gol, quello del 3-0.
“Ho visto che Giuliani stava fuori la porta, mi è rimbalzata la palla, ho calciato, per fortuna che è entrata”
Una fortuna dettata dall’incoscienza di calciare un pallone troppo invitante per un piede e un palato fine come quello di Diego e dei suoi tifosi. Esterno sinistro a giro. Uno dei gol esteticamente più belli dell’argentino di cui si disse: “Un calciatore che pensa con i piedi”. Vedere per credere la traiettoria che disegna da 40 metri, che si inserisce nel minuscolo spazio lasciato tra il palo e Giuliani , portiere scaligero, spettatore più che attore della tragedia veronese. La spavalderia di inizio secondo tempo si spegne con questa pennellata e con quella successiva di Daniel Bertoni su punizione; raccoglie dal sacco anche il quinto pallone, quel Napoli è troppo per gli ‘scudettati’.
DIEGO SHAKESPERIANO – I ruoli vengono ristabiliti: Romeo è il cornuto, Giulietta la zoccola, (anche se questo epiteto sarà formulato anni dopo) e Maradona il grande drammaturgo che profetizza la più bella opera letteraria calcistica:
“Squadra unita, il Napoli di oggi è vera squadra. Non so se possiamo ripetere un 5-0, ma con questa voglia di vincere possiamo fare grandi cose”.
IL RENDEZ VOUS DEL 1996 – Il Napoli avrebbe vinto infatti lo scudetto l’anno successivo e nella stagione 1989/90. L’anno del secondo tricolore sarebbe stato anche l’anno della retrocessione dell’Hellas, che addirittura fallisce nel 1991. Rinasce sotto una nuova denominazione e disputa diversi anni di cadetteria, fino al 1996. Anno in cui torna la sfida al San Paolo. Questo sarò il tema della prossima puntata di “Rivalità storiche“.
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