di Antonio Izzo
Non c’è Lazio, Roma o Atalanta che tenga. La rivalità più sentita dal popolo di fede azzurra è quella con Verona. L’Hellas! Non un “surrogato” senza tifoseria come può essere il Chievo. Storicamente perfino la Juventus non tiene testa, anche se, per ovvi motivi, la rivalità con i bianconeri negli ultimi anni è stata la prima in assoluto. Rivalità sportiva, nata negli anni ottanta, sfociata in qualcos’altro, purtroppo, per le becere “differenze territoriali rimarcate”. Un modo forse troppo elegante per definire il razzismo, di cui perfino operatori della stampa si sono resi recentemente protagonisti.
GIULETTA E’ ‘NA ZOCCOLA – Insomma, Balotelli a parte, la solita differenza Nord-Sud. Verona e Napoli la rimarcano pienamente. Rivalità ideologica, rivalità politica per le “Leghe” esistenti e in ultimo rivalità sportiva. Purtroppo il razzismo è diffuso, inutile negarlo. Striscioni del tipo “Benvenuti in Italia”, (per non dire altro) rivolti ai napoletani in trasferta a Verona, sono stati quanto di più becero potesse esserci nel calcio nostrano. E ancora insulti, scontri violenti e tanto altro. Le frange più estremiste delle tifoserie purtroppo vivono di ciò, quelle più pacifiche sanno prendere quanto di più ironico e sportivo vi può essere dalla rivalità tra i più violenti. “Giulietta è na zoccola”, l’ironica risposta napoletana rimasta nelle menti di tutti, nel campionato del 1996.
1984: DIEGO ARRIVA A VERONA – Le schermaglie tra Napoli e Verona sono state molto forti negli anni 80, epoca in cui la squadra scaligera combatteva ai vertici del calcio italiano. In particolare un episodio su tutti. Stagione 1984-85, la prima di Diego Armando Maradona in Italia. Al debutto, guarda caso, c’è Verona-Napoli. Figurarsi l’accoglienza riservata al Pibe de Oro e al suo Napoli. Di Gennaro, calciatore gialloblù, nel dopo-gara minimizzerà la figura di Diego, visto che il suo Verona vinse 3-1.
NORD VS SUD – Ma proprio quel Verona-Napoli ha un impatto forte soprattutto su Maradona, che da subito si rende conto di essere capitato in un paese anormale, dove si giocano partite “Nord contro Sud, razzisti contro poveri” come disse l’argentino in seguito. Da subito Maradona capì che per vincere non bastava il rettangolo verde. E così condusse il Napoli e Napoli a riconquistare un po’ di dignità che il resto d’Italia le toglieva nei week-end calcistici con cori razzisti.
Come dimenticare alcune celeberrime parole pronunciate da Diego ricordando quegli anni: ”
“Nel 1984, il mio primo campionato italiano, debuttammo a settembre in trasferta contro il Verona. Ce ne fecero tre. Loro avevano il danese Elkjaer Larsen e il tedesco Briegel…Il tedesco mi diceva “taci!”, e mi buttava a terra o fuori del campo. Ci ricevettero con uno striscione che mi aiutò a capire di colpo che la battaglia del Napoli non era solo calcistica: “Benvenuti in Italia” diceva. Era il Nord contro il Sud, i razzisti contro i poveri. Chiaro, loro finirono vincendo il campionato e noi…Ma quello striscione di Verona che mi aveva colpito nella mia prima partita della carriera in Italia, non lo avevo dimenticato. Per quel “Benvenuto in Italia” indirizzato ai napoletani arrivò però subito il momento della rivincita, la vendetta… “
Nel febbraio 1986 la vendetta Diego la consumò al Bentegodi, quando con una doppietta rimontò il doppio svantaggio. Ma questo lo scopriremo nella prossima puntata della rubrica.
Intanto, riviviamo quella partita che segnò l’acuirsi di una rivalità che ancora oggi è fra le più “forti” d’Italia, al punto che in molti hanno battezzato il ritorno in A del Verona, dopo 11 anni, come un’occasione da non perdere