Ventottesima rete in campionato per il fuoriclasse uruguaiano; siamo al canto del cigno?
di Domenico Ascione
Le facce parlano più e meglio di centomila parole. Le avete guardate le facce di Cavani e Mazzarri a fine gara? Facce appagate, satolle, al limite della commozione. Non è buon segno, non per il Napoli, almeno. Suvvia, non prendiamoci in giro; sessantatré milioni di euro sono un’offerta che nun se può rrefiutare, perché con quei soldini a Udine ci fanno ogni volta una squadra intera, e a dir la verità nemmeno poi così malaccio.
Leggendo i giornali, il mister sembra ormai ad un passo dalla capitale, mentre il Matador sarebbe inquadrato da un bel pezzo nel mirino di City, PSG e Real Madrid. Del resto come dargli torto? Con quel pedigree non esiste club al mondo che non farebbe follie per assicurarsi i suoi servigi, così come è impossibile ignorare lo straordinario lavoro svolto dal tecnico livornese in queste quattro stagioni in riva al golfo. Però, si sa, “cosa fatta capo ha”, quindi magari è meglio non insistere. Prolungare un matrimonio forzato vorrebbe dire tenersi allenatore e cannoniere principe scontenti, alla fine di un ciclo, senza il demonio in corpo che ha riportato questo gruppo nelle posizioni che gli spettano di diritto, cioè nel gotha del grande calcio, nostrano ed europeo.
Il Napoli e Napoli hanno bisogno di gente motivata, perfettamente coinvolta in un progetto tecnico che cresce e si perfeziona di anno in anno. Chi vuole andar via deve poterlo fare, bando alle ciance, ai sentimentalismi e alle facili isterie degli aficionados più incalliti. Tanto ormai dell’affaire Cavani si è detto tutto: la piazza lo ama, la società lo ha blindato con una clausola da capogiro, ma ci sono almeno due-tre club pronti a sfondare l’inferriata. Perciò la palla adesso passa a lui, e lui di certo sa come trattarla.
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