Una formidabile tripletta dell’uruguagio stende un’Inter allo sbando, ma qual è il futuro di Cavani?
di Domenico Ascione
Sessantadue milioni di euro sono una cifra spaventosa. Potrebbero bastare a sfamare per sempre una trentina di generazioni indigenti, ti comprerebbero un casinò superaccessoriato in piena Las Vegas oppure servirebbero a rilanciare di un bel po’ l’economia del meridione, e invece per qualche sceicco facoltoso non rappresentano altro che lo sfizio di portare alle proprie dipendenze quello che al momento sembra essere uno dei più forti calciatori sul pianeta: Edinson Roberto Cavani Gómez, in arte “El Matador”, centouno reti in tre anni non ancora conclusi di Napoli e una fame di vittorie che non accenna a placarsi.
Certo per buttarla dentro così spesso c’è bisogno anche di qualcuno che ti metta in condizione di farlo. Eh già, perché, al di là del 7, questo Napoli può fregiarsi di almeno altri due fuoriclasse, maglie 19 e 17. Pandev e Hamšík sono in un momento di forma strepitosa; agili, scattanti, cattivi e lucidi sottoporta, in una parola decisivi.
Però, è inutile nasconderlo, la punta di diamante di questa folgorante squadra è lui, Mr. Sessantadue Milioni. Quel ragazzino talentuoso ma altalenante di Palermo è ormai un ricordo sbiaditissimo. Cavani è cresciuto, è maturato, grazie a Mazzarri, grazie a una piazza appassionata che l’ha incoronato re, ma grazie soprattutto ad un’etica del lavoro da fare invidia al più zelante dei cinesi. A ventisei anni da poco compiuti, Cavani incarna alla perfezione il prototipo dell’attaccante moderno: tecnica in velocità, senso del gol e una resistenza quasi disumana lo rendono l’oggetto del desiderio di mezzo mondo calcistico.
Rinnovare o non rinnovare, questo è il dilemma. La gente di Napoli venderebbe l’anima al diavolo perché resti, ma l’agente di Cavani sarà d’accordo?