di Antonio Izzo
Il Bortolo Mutti allenatore del Napoli lo ricorderanno in tanti. Forse però non tutti sanno che Mutti ha anche un passato nell’Inter, anche se un passato remoto. Da calciatore è cresciuto nella Primavera nerazzurra, e ha fatto anche parte della prima squadra ma senza scendere mai in campo. In esclusiva per Napolicalciolive.com, Mutti analizza la partita di domenica sera contro l’Inter, la situazione attuale del calcio italiano e quella stagione 97/98 in cui iniziò la stagione sulla panchina azzurra.
Mister, domenica arriva l’Inter decimata dagli infortuni. Il risultato del San Paolo è già scritto?
Di scontato nel calcio non c’è niente. E’ chiaro che in questo momento l’Inter è in grande difficoltà mentre il Napoli in gran salute. Vedo una partita molto in salita per l’Inter. Al di là dell’aspetto tattico, è chiaro che in questo momento il Napoli ha una forza maggiore dei nerazzurri.
Eppure l’Inter all’andata era considerata l’anti-Juve. I problemi di Stramaccioni derivano solo dagli infortuni?
Dopo la vittoria di Torino contro la Juventus l’Inter aveva dato dei segnali molto importanti; ma proprio da allora tutto è andato al contrario. Tra variazioni tattiche esagerate e una mancata identità, la squadra si è disunita. Poi dopo si sono aggiunti anche gli infortuni e ora sarà molto dura anche entrare in Europa League…
Il caso dell’Inter è forse quello più emblematico per allargare il discorso: perchè le squadre italiane, che fino a qualche anno fa spadroneggiavano in Europa, oggi sono cadute così in basso?
In generale siamo in un momento delicato dal punto di vista economico. Sono stati fatti certi tipi di investimenti e certi giocatori e allenatori importanti sono emigrati all’estero.
Quale può essere il rimedio italiano per tornare a essere vincenti nel continente?
Bisogna lavorare molto sui giovani, creare strutture competitive e stadi di proprietà che creano grande indotto: abbiamo vecchie strutture degli anni ’30… Dobbiamo pensare a creare un nostro tipo di calcio che non è mai stato inferiore agli altri.
La Juve ha parzialmente intrapreso questa strada con lo stadio di proprietà, De Laurentiis invece sbandiera lo stile-Dortmund: siamo sulla giusta strada?
Al momento i bianconeri sono la squadra italiana che più di ogni altra potrebbe cercare di fare qualcosa di buono, anche se quest’anno ha dimostrato di non avere ancora quel passo decisivo per competere in Europa. Attendiamo cosa farà il Napoli l’anno prossimo dopo il grande campionato svolto. Ora c’è il modello tedesco, fino a poco tempo fa il modello Barcellona che rappresentava l’élite. Sono periodi storici del calcio…
Se fosse nei panni di Mazzarri sposerebbe la linea-giovani del presidente o chiederebbe qualcosa di diverso?
Se vuoi essere importante devi andare sul sicuro con un certo tipo di esperienza. Squadre come l’Udinese, che non hanno ambizioni come quelle del Napoli, fanno grandi investimenti sui giovani. Ma il Napoli, di fronte ad una grande competizione che si accinge a giocare e di fronte ad un pubblico di 70 mila persone, deve fare una squadra importante.
Osvaldo, Dzeko o chi nel caso andasse via Cavani?
Vedo bene solo Cavani! Sono due giocatori importanti, ma Cavani è insostituibile!
Unico suo trascorso al Napoli la stagione 1997/98, quella della retrocessione: ricordi amari per lei, esonerato dopo una vittoria, un pareggio e tre sconfitte…
All’epoca non ho potuto gestire nel modo in cui volevo. Furono cinque domeniche assurde. Non ci fu il tempo di amalgamare. Ma si tratta di un passato che mi inorgoglisce perché nel mio curriculum posso dire di aver allenato il Napoli.
E’ già stato contattato per tornare ad allenare?
No, ma spero di tornare su una panchina al più presto, sono stufo di fare il commentatore tv.