La pillola del buongiorno per i lettori di Napolicalciolive.com
di AntonioPapa (Twitter: @antoniopapapapa)
Modello tedesco, modello Barça. Modello inglese, modello Brazil, modello italiano. Modello numero 4, Giuditta. Le partite importanti sono sempre una gran sfilata di modelli, con il solo obiettivo di dimostrare chi ce l’ha più grosso (l’ego), o almeno chi ce l’ha più grosso in quel momento. Stavolta l’ha spuntata il tedesco alpha, quel Bayern che rappresenta alla perfezione l’eccellenza di una scuola che – potete giurarci – mieterà parecchie vittime negli anni a venire. Non solo e non necessariamente sul piano tecnico.
Quattro a zero e finale ipotecata, Barcellona a casa con novanta minuti di anticipo. Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso, o comunque chi avrebbe puntato su un’affermazione così schiacciante. E’ andata così, probabilmente sarà così a lungo. Quest’anno può ancora vincerla il Real dell’highlander Mourinho, ma dal prossimo anno non sarà così semplice. La Germania è avanti anni luce, sul piano della programmazione, sul piano dell’organizzazione aziendale, sul piano dell’innovazione. I prossimi anni vedranno il dominio tedesco in campo continentale e intercontinentale. Un dominio frutto di una potenza economica meritatissima, fatta di stadi all’avanguardia e di bilanci a posto. Il fair play finanziario come stile di vita. Con uno spagnolo a fargli da icona: Pep Guardiola, che ha capito tutto prima di tutti e ora sarà il profeta di un nuovo credo. Chapeau.
Comunque sia, comunque vada, lunga vita al Barcellona. Chissà, magari è finito un ciclo, ma le imprese di questo gruppo resteranno scolpite nella leggenda. Xavi, Iniesta, Messi. Tiqui-taca, calcio barocco, logica e architettura al potere. La forza di un’idea prima della forza degli uomini. Chi li ha odiati era soltanto invidioso, e a guardare Facebook – purtroppo – ce n’erano più del previsto. Ma al Barça non si può negare il merito di aver fatto la storia del calcio, molto più di moduli e mode passeggere, più della difesa a tre e del centrocampo a quattro. Già, perché alla fine dei conti è questa la differenza sostanziale: le mode girano, i modelli restano.