Il “solito” Džemaili e uno straripante Armero spediscono il Diavolo a -4.
di Domenico Ascione
Se ieri sera ci fosse stato un Autovelox al San Paolo, il signor Pablo Stifer Armero si sarebbe beccato una “sfogliatella” di non poco conto. Su e giù, giù e su, per novanta minuti e forse più. Eppure c’hanno provato in tutti i modi a fermarlo; prima Moretti, poi Portanova, poi Granqvist, ma niente, non c’è stato verso. E mo chi glielo dice a Zúñiga che ha perso il posto? Eh sì, perché se hai uno così in squadra non puoi certo ignorarlo. Passi ch’era infortunato, fuori forma, appesantito, però adesso, se Dio vuole, è guarito.
Ad una settimana esatta dallo scontro diretto in casa dei rossoneri di Allegri, il Napoli si presenta con tutte le carte in regola per azzardare il colpaccio; Cavani (rigori a parte) sembra tornato Cavani, Pandev ha finalmente lucidato il sinistro, Maggio s’è rimesso a galoppare come sa, e Blerim Džemaili, come direbbero i Negrita, “c’è che ormai ha imparato a segnare e non smetterà”.
E poi c’è Pablo: un giocatore spaziale, quello visto col Genoa; corsa, resistenza, carattere, il prototipo perfetto dell’ala stile ventunesimo secolo. Merito a Mazzarri per averlo atteso, merito a Bigon per averlo preso.
Muriel, Falcao, Cuadrado, Armero; non so in Colombia che si fumano, ma dev’esser roba buona per davvero.