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Bigon: “Pianificazione vincente, non la cambiamo. Con me e Mazzarri la svolta, se va via siamo pronti”

 

 

 

 

Si avvicinano le scelte cruciali, quelle di mercato e di programmazione per la prossima stagione. Entra in scena Riccardo Bigon che sarà impegnato in prima linea a costruire il Napoli del futuro, quello che si spera possa giocare in Champions. Ecco perché vanno ponderate le scelte e risolte tante questioni spinose. Il direttore sportivo del Napoli ne ha parlato nel corso di un’intervista rilasciata a ‘Il Corriere dello Sport’ che di seguito vi riproponiamo.

 

Il mercato non va mai in vacanza, Bigon… 
«Ma parlarne adesso mi sembra prematuro. Il campionato entra nella fase cruciale, la nostra attenzione è rivolta semplicemente alle prossime nove gare».


Vorrà farci credere che altro non fate? 
«Non dico questo: il lavoro procede, non ci sono momenti di pausa, però adesso noi abbiamo in testa le sfide che verranno; ci giochiamo il futuro».


Anche un po’ di soldi, quelli della Champions. 
«E’ chiaro che una qualificazione diretta dà indicazioni più nette: sai già di doverti misurare con l’èlite e dunque puoi intervenire di conseguenza. Però pensare adesso a strategie o, meglio ancora, a programmi precisi, mi sembra fuori luogo».


Complicato individuare una serie di obiettivi? 
«E’ indiscutibile che chi opera sugli aspetti tecnici abbia già provveduto a farsi un’idea: d’altro canto se n’è andata gran parte della stagione, che suggerimenti ne ha offerti. Ma poi la risposta definitiva del campo potrebbe spingere a modificare alcune valutazioni».


Andiamo per gradi: non modificherete la linea societaria? 
«Abbiamo portato avanti una pianificazione che si è rivelata vincente, sia sotto il profilo sportivo che economico. Cambiarla non ha senso. E però anche vero che una squadra non si compone solo di giovani, ma richiede una necessaria miscela con l’esperienza: proseguiamo il nostro percorso di crescita».


E restano le ambizioni? 
«Il Napoli di De Laurentiis è stato puntualmente competitivo, lo è stato in maniera convincente e sistematica in quest’ultimo quadriennio. Lo sarà, vorrà esserlo, sempre di più. Poi magari non ci riesci, ma questo è un altro discorso».


L’annotazione ricorrente: i rinforzi delle ultime campagne acquisti non hanno dato quanto s’aspettava dopo certi investimenti. 
«I risultati rappresentano il frutto d’un lavoro collettivo: vanno in campo i titolari, ma alle fortune di una squadra partecipano tutti, anche chi gioca di meno. Quando siamo arrivati – Mazzarri, il suo staff, io – eravamo sest’ultimi: è stata impressa una svolta, mi pare».


C’è uno zoccolo duro che appartiene al passato, che viene da lontano. 
«C’è chi è riuscito a dare tanto ed altri che non si sono inseriti: è fisiologico. Ognuno ha una sua funzione all’interno di un organico e il Napoli di oggi ha venticinque calciatori, moltissimi dei quali, poco meno d’una ventina, appartenenti a questa gestione. Se siamo arrivati in Europa League due volte, se siamo arrivati in Champions, se abbiamo vinto una coppa Italia, se oggi siamo in corsa in questo finale appassionante per un obiettivo importante, ci sono meriti collettivi: i risultati appartengono a tutti, nessuno escluso».


Il mercato dipende dalla figura dell’allenatore, dalla sua idea di calcio. 
«Un problema che non si pone: il nostro è Mazzarri. Se ne parlerà alla fine della stagione».


Vuol dire che non state guardando – pensando? – ad altri tecnici? 
«Voglio dire che aspettiamo Mazzarri. La prima scelta è lui. L’allenatore del Napoli è lui. E non abbiamo avvicinato altri tecnici, né lo faremo sino a prova contraria. Se poi però pensate che, nel caso in cui dovessimo essere costretti ad intervenire, potremmo correre il pericolo di farci trovare impreparati, allora dissolvo il dubbio: non lo saremo. Noi non guardiamo ad altri, né ci pensiamo, né li contattiamo, ma non abbiamo i paraocchi».


Spostiamo in campo: è giusto dire che Gargano resterà all’Inter? 

«Dal punto di vista contrattuale, no».

 

Correggiamo: è lecito dire che ci sono possibilità che Gargano possa essere riscattato dall’Inter? 
«E’ una vostra tesi».


La prima scommessa per l’anno che verrà è Radosevic. 
«Ci ha fatto un’ottima impressione, è un ragazzo serio e con grandi prospettive. Non mettiamogli addosso pressioni, lasciamolo crescere».


Vargas ha faticato così tanto da costringervi a testarlo in prestito. 
«E sta facendo molto bene in Brasile, è un idolo del tifosi del Gremio. L’Italia non è semplice da affrontare per nessuno, men che meno per un ragazzo poco più che ventenne».


Può risolvere il paradosso Fernandez? 
«Sta stupendo: è arrivato in un Getafe in difficoltà ed ora sono a due punti dall’Europa League. A volte sfuggono i motivi di una mancata esplosione: forse sia a lui che a Vargas è mancato lo spazio, ma davanti avevano calciatori inamovibili. Qui è complicato attendere».


Italia o Estero, dove siete orientati a comprare? 

«Cerchiamo calciatori bravi, idonei al profilo del Napoli, capaci di tenerci sempre ai livelli raggiunti in questo quadriennio. Importare comporta problemi di ambientamento, ma ciò non rappresenta una preclusione».


Dica la verità, se può: è preoccupato che arrivi un club con 70 milioni (lordi) per Cavani? 
«Se versano quanto sottoscritto nel contratto come clausola rescissoria, non posso preoccuparmi. E’ una condizione prevista dagli accordi».

 

A.I.

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