La pillola del buongiorno per i lettori di Napolicalciolive.com
di AntonioPapa (Twitter: @antoniopapapapa)
E’ sicuramente un blasfemo schiaffo alla miseria dire che la crisi che attanaglia l’Italia ha avuto anche i suoi risvolti positivi, specie quando si parla di calcio e non di vita “vera”. Eppure, come accade più spesso di quanto si pensi, alcuni assunti deducibili dal calcio puoi applicarli anche al mondo che ci circonda. In un certo senso questo è uno di quei casi.
Crisi significa rimboccarsi le maniche, studiare soluzioni alternative per poter sopravvivere, fare ricorso a forze che magari non pensavi neanche di avere. Il calcio italiano sta attraversando un momento difficile dal punto di vista economico, il che significa scialacquare meno e scommettere di più. Sembra un paradosso e nel contempo un’ovvietà, ma se i club avessero ancora la potenza economica di un tempo Prandelli non avrebbe mai scoperto i De Sciglio, gli El Shaarawy, i Florenzi e i Cerci. Tutta gente che torna buona, anzi ottima per il prossimo Mondiale, quello che tre anni fa sembrava nero che più nero non si può. E invece.
Il bello è che non è finita qui. La serie A sarà sempre più povera, e dai vivai usciranno sempre più talenti che prima venivano soffocati dal pasciuto brasiliano di turno. Merito di una serie B sempre più ‘programmatica’, che ha saputo uscire brillantemente da una situazione drammatica fungendo da serbatoio per le big, e di una A che sta imparando a fare di necessità virtù. Tutto molto bello, ma perché dalle nostre parti bisogna sempre toccare il fondo prima di risalire?