Di Antonio Papa per Pianetanapoli
Poverino Antonio Conte. Sta pensando di emigrare all’estero perché in Italia non riesce più a stare tranquillo. Parole sue. Ovunque vada è un assalto ai poveri juventini, prima Firenze poi anche Bologna. E si tratta di città civili. Per non parlare invece di Napoli: lì con tutto quello che è successo mancavano soltanto l’assedio di guerra e i lacrimogeni. Ecco, Conte, forse di Napoli è meglio non parlare proprio. Ci fa più bella figura. (RILEGGI LE PAROLE DI CONTE SU NAPOLI)
A voler essere banali ci si potrebbe accanire sulle vicissitudini tricologiche del nostro e asserire che gli manca un po’ di sale in zucca, ché se ce l’avesse non crescerebbe più l’erba. Ma non trascendiamo, qui c’è da discutere argomenti ben più seri. Lungi da noi foderarci gli occhi di prosciutto e sbandierare un’improbabile innocenza degli ultras napoletani, noi che li viviamo e li conosciamo sicuramente meglio dell’allenatore bianconero. Però, prima di guardare la trave nell’occhio dei “nemici” (le virgolette sono d’obbligo), Conte farebbe meglio ad accorgersi della diga piazzata fra le palpebre dei suoi. Se ricordassimo di quali splendide gesta si sono resi protagonisti gli juventini offenderemmo l’intelligenza del lettore; evidentemente non quella del tecnico, il quale forse ha bisogno di una bella rinfrescatina della memoria, un po’ troppo selettiva per i nostri gusti. Eccolo servito. Possiamo cominciare dal Vesuvio, passando dai sacchetti di immondizia e l’aggressione ad un portatore di handicap, fino a terminare al sempre simpaticissimo “benvenuti in Italia”. Queste sono giusto alcune, e neanche le peggiori, prese in ordine sparso e con qualche omissione: a fare la lista intera quest’articolo diventerebbe un dossier. Firenze e Bologna sono abbastanza a Nord da non essere bersagliate col razzismo, ma hanno di sicuro qualche vissuto poco gradevole con quelli della Juve, che sembrano quei bambini che ti fanno lo scherzo e poi si nascondono dietro le gambe del papà facendoti la linguaccia. Conte invece è il Capezzone della situazione, il portavoce secchione e saccente che ragiona soltanto attraverso lo sguardo di chi lo paga. Anche a costo di diventare parecchio irritante.
Eppure su una cosa ha ragione. La guerriglia urbana per una partita di pallone non è mai giustificabile, è l’azione più idiota che ci sia. Tanto di cappello, ma ha poi un bel coraggio a dipingere come vittime i tifosi della Juve. Iniziassero a non provocare, sia loro che il loro allenatore; probabilmente troverebbero un’ospitalità un attimino più malleabile. A Bologna, a Firenze e sì, magari anche a Napoli.