LETTERA APERTA – Annamaria Licata, perché lo fai?

 

di AntonioPapa (per pianetanapoli.it)

 

Cara Annamaria Licata,

Chi ti scrive è un tuo disagiato connazionale, che ha avuto la sfortuna di nascere nella pessima città che tu così bene descrivi nella tua invettiva in diretta radiofonica (?). Non mi permetto ancora di definirti collega poiché non abbiamo avuto il piacere di conoscerci e quindi non so precisamente chi tu sia e quale sia il tuo mestiere, visto che una pagina su Spreaker ce l’ha anche mio cugino di dieci anni. Per il momento posso soltanto informarti che qui a Napoli abbiamo avuto modo di deliziarci con la puntata del tuo programma (…) nel quale apostrofi i napoletani con tanta sferzante ironia, sicuramente fondata su una conoscenza enciclopedica della materia. Mi preme, prima di andare oltre l’introduzione, precisare che nella mia missiva non leggerai mai una strenua difesa di Napoli e della napoletanità. Non perché non voglia, ma perché credo ci perderemmo nei soliti stereotipi della pizza, del mandolino e dell’uomo passionale e generoso. Non mi sembra il caso.

Ciò che più mi incuriosisce è capire perché. Perché una donna anche un po’ in là con gli anni si perda in cazzeggi da bar davanti a un microfono, con considerazioni che neanche una scimmia. Voglia di parlare della propria squadra del cuore? Mi stupirebbe, visto che la tua divagazione con la Juventus aveva ben poco a che vedere. Voglia di mettersi in mostra? Mi stupirebbe ancora di più, visto che in tal caso avresti soltanto denotato una disarmante ignoranza. E ti spiego anche il perché, battute squallide a parte. Perché salti a piè pari di palo in frasca, sbagliando perfino a circostanziare gli eventi, oltre che i luoghi. Bagnoli non è bruciata tutta, solo una struttura storica che dava lustro a tutta l’Italia – compresa la tua Torino – per il grande rispetto che aveva nei confronti della cultura. Mi rendo però conto che parlare di cultura con chi si affida alla superstizione e a deplorevoli auspici di disastri naturali forse è un attimino pretenzioso. Ma torniamo al punto.

Nella mia ricerca del tuo nome su Google ho cercato di capire se fossi davvero una giornalista o una semplice tifosaccia con i paraocchi, per un motivo molto semplice. Se sei una giornalista la cosa è ben più grave, perché non hai fatto altro che bistrattare ulteriormente la tessera di un albo già troppo disprezzato dal pubblico, e il fatto che accadano simili episodi mi spinge anche a dar ragione più a loro che a noi. Nella tua follia di ieri hai commesso soprattutto un terribile errore tecnico: un errore di registro. Anch’io spesso mi rivolgo con termini dispregiativi ad amici che tifano Juve. Gliene auguro di ogni, specialmente in prossimità di una partita importante. Ma lo faccio perché sono amici, e sanno bene che qualsiasi mia affermazione nasconde dietro un background e un curriculum ideologico inattaccabile, che va ben oltre le frasi, lontanissime dal politically correct, di cui mi riempio la bocca per prenderli in giro. Con i lettori o gli ascoltatori, che sono prima di tutto estranei, questa cosa non funziona, e mi sembrerebbe perfino offensivo spiegarti il perché. E bada bene, non si tratta di ipocrisia: mi ritengo abbastanza intelligente da rispettare ogni popolo, indipendentemente dalla manica di imbecilli che ne caratterizzano in negativo la nomea. A maggior ragione se a fare da discriminante è il colore di una maglia. Eppure, nel mio inguaribile ottimismo voglio sperare che tu ti sia affondata da sola nelle idiozie che hai detto, magari mossa da un esibizionismo smodato, dimenticando che dall’altra parte poteva esserci qualcuno che ne avrebbe colto soltanto la stupidità, non certo il tono scherzoso. Se le cose stanno così, la mia mail è aperta per qualsiasi chiarimento tu voglia darci, perché a tutti va data la possibilità di spiegarsi. In caso contrario… vabbè, in caso contrario le spiegazioni non ci interessano neppure.

Per chiudere vorrei farti un appello anche qualora tu fossi della seconda categoria, ovvero la tifosaccia imbecille che a quel punto avrebbe avuto anche più importanza di quanta ne meriti. Vorrei mandarti un messaggio che serva da monito, a te come a tutti gli altri tifosi, napoletani o juventini che siano. Abbassiamo i toni, perché stiamo davvero andando oltre. Non dimentichiamo mai che parliamo di calcio, e per quanto ci possa essere rivalità sportiva fra le squadre è bene non trascendere nell’odio, che con i tempi che corrono e la disperazione che c’è in giro il passo verso la degenerazione è davvero breve. Un mio caro amico ricordava oggi che uno dei preludi alla guerra civile jugoslava del 1990 fu proprio un incontro di calcio (Dinamo Zagabria vs Stella Rossa). Ci pensate se scoppiasse una guerra civile per colpa del calcio? Non vi sentireste un po’ coglioni? E tu, Annamaria, non ti sentiresti quantomeno corresponsabile?

 

(Twitter: @antoniopapapapa)

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