di Antonio Izzo
Parlare col senno di poi al ‘Bar dello Sport’ è un’arte che riesce a chiunque, è piuttosto semplice. Un caffè da sorseggiare mentre si ostentano le proprie capacità presidenziali, dirigenziali e tecnico-tattiche. Si parla di scudetto, di fallimenti, di rifondazioni, come se il Napoli fosse il Palermo, invischiato senza appello in un’inattesa zona retrocessione. E invece è lì, secondo, unica vera indiziata per fare il solletico alla Juve. Ma chi l’ha detto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto? Risposta: la maggior parte degli addetti ai lavori. Che adesso è costretta a trovare delle spiegazioni ad un ‘piccolo fallimento’. Per loro.
Già, perché la verità è un’altra, e nella confusione di polemiche è sfuggita ai più: se il Napoli si classifica secondo in campionato avrà centrato l’obiettivo stagionale (non) annunciato. Mazzarri lo ha fatto intendere in una recente intervista: chi l’ha detto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto? Senza voler sbandierare cifre e punti in più rispetto allo scorso anno, diciamocela tutta. Le somme si tirano a fine campionato, dopo che di addizioni ne abbiamo fatte tante. Ma questo vale per tutte le squadre del campionato.
Prendiamo il Milan ad esempio. Inizio disastroso, addirittura da zona retrocessione; lentamente la risalita fino a diventare la squadra più in forma del momento. L’Inter dal canto suo aveva dimostrato di far paura alla Juventus, andando, per prima, ad espugnare lo Stadium; dopodiché è stata piuttosto altalenante. Stesso discorso, a occhio e croce, anche per la Lazio. La stagione di ciascuna squadra è caratterizzata da alti e bassi: solo che quando i ‘bassi’ durano un po’ troppo, si va fuori dai giochi. Questione di costanza. Il Napoli è stato più o meno regolare, ma non al pari della Juventus. Alcuni punti li ha persi ingenuamente (su tutti i due contro il Torino, ma non è da escludere anche il secondo tempo contro il Milan), frutto di disattenzioni che capitano ma che si sommano. La concentrazione va tenuta non per 90 minuti ma per 38 giornate. Gli azzurri e il loro tecnico rappresentano un calcio che l’anno scorso ha dimostrato di poterla spuntare sui migliori palcoscenici europei. Ma si trattava di match preparati meticolosamente, a costo di mettere da parte per un attimo il campionato; insomma l’obiettivo stagionale era andare avanti in Champions. Il Chelsea era stato eliminato al San Paolo, poi a Stamford Bridge ha fatto il miracolo ed è volato dritto a vincere la Coppa, anche se non si è dimostrata la migliore squadra europea. Non riapriamo questa ferita.
Parliamo invece degli obiettivi attuali e attuabili. Quello di quest’anno è tornare a vivere quelle notti fantastiche, in cui tifosi unici al mondo hanno ben pensato di violare il copyright di Tony Britten, rivisitando la musichetta della Champions. Signori, che lo si voglia o no, è questo l’obiettivo (non) dichiarato in casa Napoli. E’ chiaro che l’appetito vien mangiando, ma la Juventus dopo gennaio non ha dato altri segni di cedimento. O almeno non ancora, la stagione è ancora lunga… Anzi, paradossalmente si può puntare il dito proprio contro la gara del primo marzo. La si poteva preparare in stile Champions, la gara della vita da vincere a tutti i costi. Peccato che la Juve abbia avuto più fame o che il match sia arrivato in un momento di appannamento generale, soprattutto del ‘Matador‘. La squadra di Conte ci ha messo qualcosa in più ed è riuscita a pareggiarla, come da programma. Peccato. Ma è andata così, e ora si va spediti verso la qualificazione Champions, che a pensare con la stessa testa dello scorso settembre non è poi così male. Anche perché… chi l’ha detto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto?